La pandemia da Covid-19 continua la sua corsa con una velocità della variante Omicron in Italia superiore alle previsioni, con una decisa impennata dei casi di contagio con una crescita di tipo esponenziale dopo alcune settimane in cui l’andamento era stato di tipo lineare.
Solo negli ultimi sette giorni, i casi positivi sono aumentati del 41%, tornando ai livelli di oltre un mese fa. In assenza di dati completi sul sequenziamento, quelli relativi alle sequenze della variante Omicron depositate nella banca dati internazionale Gisaid indicano che in soli cinque giorni le sequenze della variante Omicron depositate dall’Italia sono aumentate dallo 0,5% all’1,1% del totale delle sequenze del virus provenienti dal Paese, passate da 17 a 60. Cresce il tasso di positività salito in un giorno dal 4,3% al 4,8%; incremento deciso anche per il numero dei decessi, che in un giorno sono aumentati di 40 unità, passando da 97 a 137. Aumentano anche i ricoveri: i pazienti nelle terapie intensive sono 987, 21 in più in 24 ore nel saldo fra entrate e uscite, e gli ingressi giornalieri sono stati 73; nei reparti ordinari i ricoveri sono 8.101, 375 in più in 24 ore.
Fra le regioni, i dati del ministero della Salute indicano che l’incremento maggiore in un giorno si registra in Lombardia (2.576), seguita da Emilia Romagna (2.369), Veneto (2.304), Lazio (1.638), Piemonte (1.581), Campania(1.308). Il Trentino, appena entrato in “zona gialla” è già pronto per passare in “zona arancio” sia per il numero dei ricoveri in rianimazione che per il numero totale dei casi, mentre sono ancora sotto soglia il numero dei ricoveri compressivi.
Preoccupa la contagiosità della variante Omicron che, secondo quanto riporta la letteratura scientifica, potrebbe essere fra 5 e 6 volte più infettiva della Delta. Strettamente collegato a questo dato c’è quello sul tempo di raddoppiodei casi provocati dalla variante Omicron, che al momento si ipotizza sia di circa 2 giorni.
Gli effetti della variante Omicron stanno spingendo molte amministrazioni locali a cancellare tutte le manifestazioniper i festeggiamenti di Natale e fine anno, mentre tra gli esponenti del governo frulla la possibilità di obbligare al tampone pure i vaccinati con super green pass per l’accesso ai servizi pubblici e turistici. Cosa che sarebbe una sconfessione palese dell’operato dei governi BisConte e Draghi ed in particolare del ministro alla Sanità, Roberto Speranza, che ha gestito in modo fallimentare tutta la casistica pandemica.
In ambito economico, il comparto turistico e della ristorazione stanno iniziando a sentire gli effetti della variante Omicron, soprattutto per il periodo immediatamente dopo il ponte natalizio. Secondo l’indagine condotta da Demoskopika, cresce il numero degli italiani che rinunciano a fare una vacanza nel periodo di fine/inizio anno, perché cresce il timore di viaggiare e di esporsi inutilmente al rischio di contagio, evidenziando più prudenza del ministro al Turismo, il leghista Massimo Garavaglia, che, unitamente a molti assessori regionali, si sbraccia per convincere le persone a non cadere nella paura – fondata – di viaggiare, affermando che le vacanze sono sicure. Garavaglia, come Monti, auspica una comunicazione con la sordina: «vorrei un bel Natale, un bel mesetto senza parlare di Covid».
La Fiavet registra una tendenza alle disdette che potrebbe anzi addirittura aumentare se verranno introdotte altre restrizioni, tanto che le previsioni più pessimiste rimbalzate nelle ultime settimane tra gli operatori del settore arrivavano a prevedere già da qualche giorno fino a 11 milioni di rinunce.
Il settore del turismo-ristorazione galleggia su un mare di debiti: secondo lo studio dell’Osservatorio Next Generation di Competere.eu, nel 2020, solo i prestiti al settore alloggio–ristorazione sono aumentati di 6 miliardi di euro (lo stock di prestiti era 27 miliardi di euro nel 2019) a fronte di flussi di cassa negativi per oltre 10 miliardi. Ad ottobre 2021, lo stock complessivo di debiti al comparto ammonta a poco più di 37 miliardi di euro. Il rischio di insolvenza sale fino al 78% nel settore ricettivo e al 95% nella ristorazione.
Dal Mio (Movimento imprese accoglienza aderente a Confindustria Turismo) si afferma che «i primissimi dati di dicembre, elaborati dal nostro Centro studi, dicono che il comparto della ristorazione sta registrando in bmedia il 40% di incassi in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, con punte anche di meno 55%. E non è ancora finita, perché ci sono le incognite di Natale e Capodanno: se la tendenza negativa non si arresterà, nei locali sarà il deserto – afferma il presidente Paolo Bianchini -. La stima è che i ristoranti abbiano già ricevuto disdette per oltre2 miliardi di mancato incasso. Queste cifre sono reali e contrastano con la propaganda trionfalistica sulle stimedel Pil. Di fatto, i ristoranti sono aperti – così si possono non concedere nuovi ristori mentre si fanno pagare le cartelle esattoriali – ma semivuoti. La paura istillata nelle persone, il guazzabuglio del super green pass, gli errorie le incertezze sulla gestione invernale del Covid ci stanno portando al profondo rosso. Così la ristorazione salta e se accade va male per tutti».
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