Mercato auto a picco in Europa a novembre: cali medio del 17,5%

La perdita su 11 mesi cresce al 25,6%. In Germania, Italia i maggiori cali. Pesa l’incertezza sul futuro dell’auto, con l’elettrificazione che evidenzia tutti i suoi limiti, economici, ambientali ed energetici.

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Continua la nefasta serie rossa dei dati sul mercato auto dell’Europa occidentale (EU + EFTA + UK). In novembre nell’area sono state immatricolate 864.119 autovetture con un calo del 17,5% sullo stesso mese del 2020, ma rispetto alla situazione ante pandemia, cioè rispetto al novembre 2019, la contrazione è del 28,7%. Calo questo che è in linea con la contrazione che si riscontra per i primi 11 mesi dell’anno, che, rispetto al 2019, è del 25,6%, pari ad una mancata produzione di 3.720.000 veicoli.

In Italia, dove il mercato s’avvia a chiudere il 2021 con circa 1,5 milioni di auto vendute con una situazione sempre più negativa per il terzo anno consecutivo, l’auto elettrica non decolla, nonostante gli sforzi munifici dello Stato e delle varie Regioni che hanno regalato fino a 12.000 euro a chi ha scelto un modello elettrico che, nonostante l’ammontare dell’incentivo, rimane comunque più caro di uno tradizionale di pari prestazioni. A pesare sono ancora le difficoltà d’uso, complice un’autonomia effettiva ridotta – che molti utenti nei mesi freddi stanno sperimentando ulteriormente tagliata -, tempi di ricarica eccessivi, scarsità di impianti di ricarica e costi di ricarica alle colonne ad alta potenza decisamente elevati, tanto da essere non competitivi con quelli di benzina e gasolio.

La quota di veicoli a batteria BEV e ibridi PHEV vale l’11,7%, pari a un terzo rispetto alla Germania, alla metà della Francia e meno della metà rispetto al Regno Unito. L’Italia si conferma invece in prima posizione in termini di penetrazione di auto ibride HEV, grazie agli acquisti fatti con l’incentivo della fascia 61-135 g/Km e alla indipendenza dalle infrastrutture di ricarica.

Per rimettere il mercato sul binario della ripresa, secondo Paolo Scudieri, presidente di Anfia, «è necessario che in Europa si torni a difendere il principio di neutralità tecnologica: integrare l’elettrificazione con l’utilizzo di carburanti rinnovabili, infatti, potrebbe restituire una riduzione di CO2 del 50% entro il 2030, mantenendo posti di lavoro e creando valore aggiunto».

Soprattutto serve una politica – che al momento manca – a medio e lungo termine che riesca ad imprimere un andamento anticiclico al mercato dell’auto, specie a quello italiano. Un impulso che passa non più attraversol’erogazione di incentivi ai consumatori privati, soprattutto per l’acquisto di auto elettriche che non risolvono affatto il problema delle emissioni limitandosi a spostare l’inquinamento dalla strada alle fabbriche delle batterie e alle centrali di produzione dell’energia, ma consentendo alle imprese e alle Partite Iva di ammortizzare al 100% il costo di acquisto, dell’Iva e della gestione, compresi i veicoli affidati in uso ai dipendenti. In questo modo, si darebbero alle imprese la possibilità di ridurre i costi, equiparandole ai loro concorrenti europei, oltre a garantire una più veloce rotazione dei veicoli, a vantaggio dello svecchiamento del parco circolante, della sicurezza su strada e del tagliodelle emissioni inquinanti.

Ma, salvo smentite dell’ultima ora e nonostante gli impegni della politica, nella Finanziaria 2022 nulla di tutto ciò è previsto.

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