La Ue si appresta a tartassare il gas da riscaldamento

Bond: «si vuole estendere anche all’utilizzo del metano i diritti di emissione di CO2 già in vigore per l’energia elettrica. Gabella che penalizza chi vive in montagna». 

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gas da riscaldamento
Il deputato di Forza Italia, Dario Bond.

A Bruxelles si sono scatenati nella battaglia per azzerare a prescindere l’impatto ambientale – già minimo a livello globale: solo l’8% prevedendo una serie di provvedimenti che rischiano di impattare drammaticamente sull’economia e sulla società europea: ora tocca al gas da riscaldamento.

Ultima in ordine di arrivo, la proposta di estendere anche all’utilizzo del gas da riscaldamento la norma sui diritti di emissione della CO2 già previsto per la generazione elettrica da fonti fossili, che ha contribuito a spingere drammaticamente al rialzo le bollette di famiglie ed imprese.

«L’estensione di tale provvedimento sarebbe un’ingiusta, ulteriore gabella sulle popolazioni che vivono in montagna, che devono utilizzare il gas metano per riscaldare case e luoghi di lavoro per almeno 8 mesi all’anno, che andrebbe ad aggiungersi alle già pesanti difficoltà con cui si devono confrontare – commenta sconsolato il deputato di Forza Italia, Dario Bond -. Di fatto, sarebbe un ulteriore incentivo a quello spopolamento della montagna che, a parole, anche la Commissione europea dice di volere evitare».

Se attuata, l’estensione dei diritti di emissione al gas metano utilizzato per il riscaldamento causerebbe un aggraviofino a 15 centesimi al metro cubo consumato, con la possibilità di ulteriori rialzi sotto la spinta della speculazione finanziaria, così come sta già accadendo nel caso dell’energia, con la quotazione dei diritti schizzati nel giro di qualche mese da 60 a 90 euro per ogni tonnellata di CO2 emessa, con la soglia dei 100 euro ormai molto vicina.

Per Bond si tratta di «uno scenario che apre anche un altro tema di drammatica attualità: la competitività del sistema produttivo europeo (ed italiano) nei confronti dei concorrenti esteri, ad iniziare da Cina e India dove le quote di emissione CO2 hanno prezzi ben più bassi di quelli europei (attualmente attorno ai 5-7 euro/tonnellata). Con le merci europee sempre meno competitive, non ci si meravigli se le fabbriche chiuderanno e la disoccupazione aumenterà drammaticamente, con essa i costi sociali e il calo del gettito tributario con cui sostenerli».

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