2000-2020: vent’anni di Pil italiano buttato alle ortiche

In questo periodo il potere d’acquisto nazionale è crollato rispetto agli altri competitori europei. Marcia indietro pure per le regioni, con l’eccezione dell’Alto Adige. 

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Dal 2000 ad oggi, il Pil italiano è andato di male in peggio, con una crescita stentata anno su anno, incapace di controbilanciare l’andamento del deficit pubblico, sempre in crescita, creando una situazione esplosiva con il debito pubblico nazionale cresciuto ad oltre 2.700 milioni di euro e con il potere d’acquisto degli italiani crollato rispetto agli altri principali paesi europei.

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L’Italia è ancora l’unico tra i grandi paesi a non avere ancora recuperato, prima della crisi Covid del 2020, la crisi finanziaria del 2008-2009 innescata dalla crisi dei mutui subprime americani, con ancora sotto di cinque puntiquando gli altri paesi sono nel frattempo cresciuti, quasi tutti ad oltre la doppia cifra. E, dopo la crisi Covid, con il crollo italiano del 9,5% superiore alla media europea, il rimbalzo del 2021 non riesce assolutamente né a controbilanciare la crisi Covid, quella del 2008-2009.pil italiano

Anche l’andamento del Pil italiano pro capite per capacità d’acquisto è impietoso se raffrontato con GermaniaFrancia e Spagna. Mentre la Germania si colloca sempre ben oltre il livello iniziale degli anni 2000 e anche ben oltre la crisi finanziaria del 2008-2009, viceversa Francia e, soprattutto, l’Italia vanno a picco, con il Belpaese ben sotto i livelli del 2000. Solo la Spagna riesce a fare peggio.pil italiano

Anche a livello regionale, il Pil pro capite delle realtà italiane rispetto alle realtà europee è impietoso, con numerose posizioni perse, spaziante dalla migliore (Alto Adige) che limita le perdite a sole 6 posizioni, contro una media che viaggia ben oltre le 30, con la punta negativa dell’Umbria che tocca le 70.

Insomma, comunque la si giri, la situazione dell’economia nazionale fa emergere in tutta evidenza come tutti i politici che si sono susseguiti alla guida del Paese e delle singole regioni abbiano offerto una cattiva prova di buona amministrazione, puntando più a consolidare il consenso proprio o della propria formazione politica anche a costo di incrementare continuamente la spesa pubblica assistenzialistica e clientelare che ad un oculato governo della cosa pubblica tipica del buon padre di famiglia, capace di non fare il passo più lungo della gamba. In politica non è mai stato così, preferendo la via facile del debito spesso solo per finanziare la spesa corrente, incrementandolo anno dopo anno, scaricando i problemi sulle generazioni future. Davvero un cattivo servizio della politica ai cittadini-elettori.

Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.pil italiano

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