Dolomites World Heritage Geotrail I-III, la guida alla scoperta dei segreti geologici delle Dolomiti

Guida in tre agili volumi con carta geografica degli intinerari e delle tappe proposte da Athesia Tappeiner. Di Mirco Elena 

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Dolomites World Heritage Geotrail

Tra le varie scienze naturali, la geologia non è certo la più popolare; altre branche del sapere, come ad esempio la biologia o l’astronomia sono continuamente trattate in rubriche, riviste, trasmissioni radiotelevisive: la guida Dolomites World Heritage Geotrail I-III in tre agili volumetti edita da Athesia Tappeiner va a colmare questa lacuna.

Sarà forse perché molti sono scoraggiati dalla terminologia talora astrusa, o dall’impressione di tediosa staticità legata a montagne, rocce e minerali. La geologia si presenta con caratteristiche impattanti solo in occasione di situazioni disastrose, tipo terremoti, eruzioni vulcaniche, frane gigantesche, tsunami. Tuttavia, a ben guardare, questa scienza è sempre presente tutt’attorno a noi ed è di fondamentale importanza.

Il suolo su cui camminiamo e costruiamo le nostre case, le miniere e le cave da cui ricaviamo materiali essenziali per l’economia, la disponibilità di acque superficiali e sotterranee, i diversi terreni agricoli, tutto dipende dalle condizioni geologiche del territorio. E c’è poi il paesaggio, le cui forme sono legate al tipo di rocce e di materiali presenti nella crosta terrestre. Le forme spettacolari di certi gruppi montuosi e di alcune coste marine, che richiamano folle di turisti ammirati, sono legate a doppio filo alle condizioni geologiche. E tra i turisti, chi possiede alcune nozioni basedi geologia, apprezza di più il panorama, dato che può interpretare, almeno grossolanamente, ciò che vede davanti a sé ed il modo in cui si è venuto a creare.

Chi di geologia qualcosa ci capisce, può inoltre effettuare scelte coscienti su aspetti importanti della propria esistenza e della propria condizione economica, come quando si compra casa; capirà infatti subito che, se questa è realizzata vicino ad una parete di roccia poco solida o nei pressi del greto di un torrente, l’edificio costato tanti sforzi e sacrifici potrebbe rischiare un giorno di venire spazzato via, mettendo per giunta a rischio la vita degli occupanti.

Tralasciando aspetti così cataclismici, a stimolare un maggiore interesse per la geologia, specie in zone montane, potrebbe bastare il fatto che, capendo come si sono formate le strutture che si presentano davanti ai nostri occhi, si apprezza di più la loro bellezza; è il caso, in particolare, delle splendide vette dolomitiche, che proprio per la loro valenza estetica, abbinata alle loro peculiari caratteristiche geologiche, sono entrate nel Patrimonio Mondialedall’Unesco (alcune di queste zone, come il Parco Adamello Brenta, si fregiano anche del titolo di Geopark Unesco, oltre che contenere aree ”Man and Biosphere”, che si caratterizzano per l’interazione tra attività umane e realtà naturali).

Per cercare di avvicinare anche il grande pubblico al mondo della geologia, sono da citare con un elogio particolare i tre volumettiDolomites World Heritage Geotraildisponibili in tre lingue italiano, tedesco ed inglese, sono stati pubblicati recentemente dall’editore Athesia Tappeiner. Intervistando l’ing. Mara Nemela (direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO), il dr. Corrado Morelli e il dr. Alfio Viganò (geologi delle Provincie Autonome di Bolzano e Trento, rispettivamente), apprendiamo che questa realizzazione nasce da un’iniziativa della Provincia Autonoma di Bolzano, che ha coordinato il gruppo di lavoro dal quale è scaturito un primo volume che guida l’escursionista dalla gola del Bletterbach fino alle Dolomiti di Sesto. Il progetto è stato poi esteso in una fase successiva all’intero territorio delle Dolomiti Patrimonio Mondiale, con il coordinamento della Fondazione Dolomiti UNESCO e con la partecipazione delle province di Trento, di Belluno, della Regione Veneto, del Muse, del Parco Adamello Brenta, del Dipartimentodi Geoscienze dell’Università di Padova.

Una difficoltà è consistita nel trovare un equilibrio nella scelta sia del tracciato generale che delle singole tappe: da un lato il territorio dolomitico offre un patrimonio geologico molto diffuso e di pregio assoluto, per cui la scelta di un sentiero significava anche una rinuncia ad altri, non meno affascinanti per la narrazione geologica, dall’altro si è dovuto necessariamente tenere conto di vincoli di percorso in termini di lunghezza, dislivello, punti di ristoro e pernottamento, in modo da non superare mai una certa difficoltà escursionistica, peraltro generalmente moderata.  Gli autori hanno fatto uno sforzo per produrre testi che fossero semplici e comprensibili da tutti, ma non semplicistici, come sottolinea il dr. Viganò. Un problema è derivato dalle richieste provenienti dalle varie realtà turistiche del territorio di far passare il geotrail nella (o in vicinanza della) loro località, con l’ovvia motivazione di beneficiare della presenza di ulteriori turisti ed escursionisti. Con la loro scelta gli autori hanno sicuramente scontentato qualcuno, ma potendo addurre una efficace giusticazione: quella di offrire ai lettori/frequentatori il meglio che il territorio offriva dal punto di vista geologico.

Grazie agli sforzi di esperti ed istituzioni, “Dolomites World Heritage Geotrail” è una preziosa piccola collana, formata al momento da tre volumetti in formato tascabile, con un quarto previsto per il 2022. Il sottotitolo spiega molto del loro contenuto: “Un trekking alla scoperta dell’arcipelago fossile delle Dolomiti Patrimonio Mondiale”. Si tratta di pubblicazioni che illustrano un lungo percorso, effettuabile (per quanto riguarda i volumi sinora apparsi) in 37 tappe giornaliere, che conduce dalle valli Giudicarie fino al monte Pelmo. Il quarto libro (che illustrerà dieci tappe) sarà invece dedicato alle Dolomiti friulane e d’Oltre Piave.

Ciascuna tappa è illustrata inizialmente da una specifica mappa topografica, che per le sei tappe della tratta Giudicarie-Val di Non è in scala 1:25.000, per le dieci tappe di quella Bletterbach-Dolomiti di Sesto è (con qualche eccezione) di 1:50.000 e per le ventuno di quella Dolomiti di Sesto-Monte Pelmo varia da 1:25.000 a 1:50.000 (per la seconda tappa questo importante dato non è riportato).

Ciascun volume, del costo di 17,80 euro, è accompagnato da due grandi fogli ripiegati contenenti le cartine in scala 1:20.000 (sono di contenuto identico a quelle presenti nel volume, le quali però presentano scale diverse) dei vari settori del percorso, corredate dai profili altimetrici delle singole tappe e da qualche foto. Uno dei due fogli offre anche una bella immagine tipo GoogleEarth con sovrapposto il percorso delle tappe. Volume e fogli sono contenuti in un’apposita teca plastica di protezione.

In tutti i volumi la descrizione di ogni tappa prevede una introduzione di contesto, non strettamente geologica, ma anche ambientale, storica, culturale; nel secondo volume abbiamo trovato deliziose le riflessioni di Christian Ladurner, che sfiorano quasi la poesia. A questa prima parte segue la descrizione del percorso escursionistico e la presentazione delle caratteristiche geologiche presenti nel territorio attraversato. A questo riguardo si indicano dei “geostop”; sono punti dove si possono osservatore caratteristiche geologiche particolarmente interessanti, che vengono spiegate dettagliatamente in apposite pagine. Ogni tappa presenta al massimo tre geostop, ciò che può deludere chi si aspetta una guida che, passo dopo passo, illustri ciò che si trova lungo il percorso. Questa limitazione deriva soprattutto dalla necessità di contenere il numero delle pagine dei libretti che, lo sottolineiamo, sono dei comodi e leggeri tascabili, con un numero di pagine variabile tra le 146 dei primi due volumi e le 194 del terzo. Per ogni tappa si indicano le possibilità di ristoro e pernottamento.

E’ chiaro che la scelta di contenere le dimensioni delle pubblicazioni limita i contenuti ed il livello di approfondimento dell’opera. I materiali e le tematiche rimasti fuori da questa selezione, arricchiti con nuovi contributi creati appositamente allo scopo, confluiranno in un’esperienza digitale di esplorazione geologica delle Dolomiti che sarà pronta a partire dal 2022 e sarà consultabile liberamente sul web, assicura l’ing. Nemela, direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco.

Abbiamo chiesto al dr. Corrado Morelli quale, delle tante tappe presentate nei volumi del “Dolomites World Heritage Geotrail” gli sembrerebbe di poter indicare ai nostri lettori come specialmente interessante da un punto di vista del significato geologico. Non ha avuto esitazione nell’indicare la prima del secondo volume, quella dedicata alla gola del Bletterbach, dove si presenta, davanti agli occhi dell’escursionista, un’impressionante sequenza di strati rocciosi colorati, talora ricchi di fossili, che ci fanno toccare con mano varie vicende della complicata e affascinane storia del nostro pianeta. Se invece volessimo accoppiare significato e scenografia, il dr. Morelli suggerisce la numero sette, quella che va da Armentarola a Pederü. Al dr. Viganò abbiamo domandato quale tappa era a suo parere la più bella tra quelle contenute nel primo volume; ci ha indicato la quarta, che copre il tragitto tra il rifugio Croz dell’Altissimo e il lago di Tovel. Passiamo volentieri questi suggerimenti ai nostri lettori.

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