Abitazioni occupate: come stroncare l’odioso fenomeno

L’attuale normativa non è idonea a tutelare gli inquilini e i proprietari delle abitazioni. Serve aggiornare il Codice penale. Di Domenico Catalano, cittadino di Villa Lagarina

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abitazioni occupate

Recenti fatti di cronaca sulle abitazioni occupate raccontano di persone che, allontanatesi dalla propria abitazione per qualche giorno, trovano, al rientro, occupata con le serrature cambiate e persone all’interno che, rifiutando di uscire, iniziano a “disfare” l’appartamento dell’inerme legittimo inquilino buttando dalla finestra tutto ciò che non soddisfa i loro gusti.

Chiaramente, la parte lesa chiama il numero di emergenza 112, al loro arrivo le Forze dell’ordine non possono fare altro che redigere un verbale dell’accaduto da trasmettere all’autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza, mentre il quadro della situazione resta immutato: il cittadino non può fare rientro a casa propria e si vede costretto cercare una sistemazione di fortuna.

L’opinione pubblica rimane basita perché non riesce a comprendere come fatti come le abitazioni occupate si possano verificare in uno Stato di diritto dove sì, ci sono dei doveri, ma anche dei diritti come quello della inviolabilità del proprio domicilio come sancito dall’articolo 14 della Costituzione.

A questo punto non rimane che chiarire le motivazioni alla base dell’apparente immobilismo di chi interviene per liberare l’immobile: nel momento in cui qualcuno occupa, abusivamente, un appartamento destinato a privata dimora si configura il reato di “Invasione di terreni o edifici” (articolo 633 del C.P.). Questo articolo, inserito nel Libro II Titolo XIII del Codice penale che ha come bene giuridico tutelato il Patrimonio e non il Domicilio, si compone di tre commi e solo il secondo di questi prevede la possibilità di arrestare gli autori del reato, nel caso in cui questo sia commesso da più di cinque persone o da persona palesemente armata e ad una condizione: la flagranza del reato.

Quando intervengono le Forze dell’ordine, di solito, il reato è già stato consumato e mai l’appartamento è occupato da più di cinque persone o che queste siano palesemente armate, giuridicamente, quindi, non si può procedere all’arresto secondo quanto previsto dal secondo comma del citato articolo 633 del C.P.

Di recente, si è appreso dalle cronache che un’immobile occupato abusivamente è stato sottoposto a sequestro preventivo dal Giudice a seguito di una richiesta della Procura della Repubblica competente per territorio dopo l’informativa delle Forze dell’ordine intervenute sul posto. La conseguenza di ciò è che restituzione al legittimo occupante è avvenuta dopo un lungo ed estenuante iter giudiziario durato parecchie settimane.

Appare evidente la necessità di una riformulazione dell’articolo 633 del Codice penale, che non si limiti ad un mero e inutile aumento delle pene, ma che dia l’effettiva possibilità alle Forze dell’ordine di arrestare coloro che si rendono autori di questo odioso crimine che vede, quasi esclusivamente, vittime persone anziane e cittadini indifesi davanti allo strapotere ed all’arroganza di questi criminali, dove spesso si deve aggiungere anche il danno morale di vedersi distrutta la propria abitazione, con numerosi beni trafugati.

Sarebbe utile che il legislatore aggiungesse un comma all’articolo 633 del C.P. per sancire che, fuori dai casi previsti dell’articolo 614 C.P. (Violazione di domicilio), chiunque occupi abusivamente un immobile di fatto adibito a dimora abituale o ad attività economica, sia punito con la reclusione da 2 a 6 anni e che la pena sia aumentataqualora l’immobile sia abituale dimora di persone ultrassessantenni, donne incinte e minori, altresì prevedendo l’arresto obbligatorio anche fuori dai casi di flagranza. Con una tale norma il fenomeno delle abitazioni occupate verrebbe finalmente stroncato sul nascere e si raggiungerebbe l’obiettivo di ridare fiducia nelle istituzioni e la giusta punizione a questi criminali strafottenti e sfacciati.

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