XIX Festival Chitarristico Internazionale delle Due Città

L’edizione 2021 si è conclusa alla Fenice di Venezia organizzato dall’Associazione Accademia Musicale Musikrooms.  Di Giovanni Greto 

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Festival Chitarristico Internazionale delle Due Città
Il Trio Andrea Vettoretti

Un concerto insolito ha avuto luogo alle sale Apollinee del Teatro La Fenice di Venezia, da tempo accostumato ad ospitare eventi pubblici e privati, culturalmente diversissimi: questa volta è toccato al trio di Andrea Vettoretti porre fine al Festival Chitarristico Internazionale delle Due Città, Treviso e Mestre & Venezia, iniziato in settembre, organizzato dall’Associazione Accademia Musicale Musikrooms.

Alla Fenice si è assistito alla datazero” del progetto discograficoQ1-Quantum One”, una sorta di “work in progress”, che anticipa il tour 2022, in concomitanza dell’uscita dell’undicesimo CD del chitarrista.

Lo spettacolo, nato dopo tre anni di lavoro di Vettoretti, in collaborazione con il divulgatore scientifico Fabrizio Marchie l’astrofisico Paolo Giommi, direttore del Data Center dell’ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana, si propone di far ascoltare i suoni originali dell’Universo, che diventano una quarta parete.

«Ho esplorato i suoni dello spazio unendoli alla musica, creando un’unica poetica energia – ha spiegato Vettorettinell’illustrare il suo lavoro -. Il pubblico potrà così immergersi nell’ascolto primordiale dei suoni dell’universo, come ad esempio i III K (i suoni emessi dopo il Big Bang), le stelle Pulsar, stelle di neutroni che emettono segnali radio a intervalli brevi e regolari, e le sinfonie cosmiche emesse da galassie come la via Lattea».

Dopo il primo brano, “Before”, per clarinetto e violoncello, due casse acustiche diffondono suoni cosmici (scoppi, rumori di aerei), finché entra in pedana l’attrice Sabrina Impacciatore per leggere un testo, “Voce delle stelle”, che parla dell’eterno fluire delle onde del cosmo.

Entra il chitarrista, l’unico del trio a non leggere alcuno spartito, e subito partono le note di “Quantum One” e “Dark Age”, a significare l’era oscura dell’Universo, un’epoca ancora misteriosa, non osservabile con gli strumenti a disposizione attualmente, nella quale le stelle non erano ancora nate. Di nuovo suoni di antiche Pulsar, diffusi dalle casse ed una ballata, – in uno stile New Age, anche se l’artista ha codificato un suo genere, chiamandolo New Classical World – Permanent Waves, ossia le onde gravitazionali, che permettono di comprendere gli eventi e la natura dl Cosmo.

Termina così la prima parte della serata. La seconda inizia con il ritorno della Impacciatore per leggere un testo di Carl Sagan, che definisce la Terra un piccolissimo palco su un’arena cosmica. La Terra è l’unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita.

La musica riparte con un inizio spagnoleggiante della chitarra per “The Winter Way”, che si riferisce al concetto della via Lattea secondo i nativi nordamericani, il freddo percorso che compiono le anime per raggiungere l’aldilà.

Ritornano i suoni cosmici, preludio a “Sounds from Stars” e a “Serendipity”, iniziata soltanto dalla chitarra, alla ricerca di una risposta alla solitudine cosmica, che si sviluppa con una ritmica vicina al Samba. E’ il momento di un lungo testo, “Terra Luna”, in cui l’attrice tenterà di far viaggiare il pubblico verso la Luna, il piccolo satellite, che ha dato un ritmo alla vita, alle piante, agli animali, all’uomo e che dettava i tempi giusti al raccolto. Da sottolineare come il ciclo della donna sia sincronizzato con il ciclo lunare.

La terza parte inizia con “Wow”, un titolo che fa riferimento ad un segnale rilevato una sola volta nel 1977. Aveva caratteristiche del tutto peculiari, proveniva dalla costellazione del Sagittario ed era talmente unico da essere definito il “Wow Signal”, in virtù delle esclamazioni dei ricercatori al momento della ricezione.

Blue Down”, ossia il nostro pianeta visto dallo spazio, precede una diffusione di suoni della Terra, poeticamente sentiti dallo spazio. E’ il momento dell’ultimo brano, “A 11”, un omaggio all’allunaggio dell’Apollo 11, il 20 luglio 1969.

Impacciatore ritorna per recitare il testo “Spazio Tempo”. Durante la lettura chiede alla platea di immaginare il cielo notturno, con la visione di Venere e Plutone. Mantenendo gli occhi chiusi, suggerisce di far attenzione al proprio respiro e a quanto tempo sia necessario per ogni inspirazione ed espirazione, fino a rendersi conto che tutta la nostra vita non è che un battito di ciglia, il che si verifica quando chiede agli spettatori, contando fino a tre, di riaprire gli occhi e chiuderli subito: il battito di ciglia che ne consegue è la durata della vita umana.

Applausi preludono al bis musicale, “Space is Freedom”, e alla lettura, da parte della Impacciatore, del primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Tecnicamente professionali, i musicisti. Oltre al leader, allo strumento acustico amplificato, il clarinettista Fabio Battistelli, che ha evidenziato confortanti accenti di Jazz e di musica contemporanea e la violoncellista Riviera Lazeri, la quale, ultimamente, ha creato uno spettacolo di Teatro Musicale, Cari Mostri, fatto di sue composizioni, in collaborazione con Stefano Benni.

Piuttosto scolastica, Sabrina Impacciatore, nonostante la sua esperienza al cinema, in televisione e a teatro.

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