Concessione A22: primo via libera nell’approvazione del decreto infrastruttura al rinnovo

Ora tocca al Senato a pronunciarsi. All’orizzonte la procedura d’infrazione della Commissione europea per la mancata gara europea. 

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connessione a22

La concessione A22 va verso il rinnovo grazie allo stratagemma del progetto di finanza pubblico privata (PPP) approvato dalla Camera nell’ambito della fiducia del decreto infrastrutture, con il provvedimento che ora approdaal Senato. Ma, ad approvazione definitiva, la soddisfazione da parte degli amministratori del Trentino Alto Adige (e anche dell’Emilia Romagna) pare essere una vittoria di Pirro, perché a Bruxelles presso gli uffici del commissarioalla concorrenza aspettano solo la notifica ufficiale del provvedimento da parte del governo italiano per poi attivare la procedura d’infrazione del principio della libera concorrenza e delle gare europee.

Il comportamento pervicace con cui Arno Kompatscher e Maurizio Fugatti hanno perseguito il rinnovo direttodella concessione A22 per altri trent’anni in capo alla società dove regione Trentino Alto Adige, province e comunidi Trento e Bolzano detengono la maggioranza assoluta del capitale, contrasta frontalmente con le regole comunitarie e anche con il banale buon senso.

L’Italia sta distinguendosi nel non volere rispettare le norme sulla libera concorrenza, ritardando l’adozione delle norme europee soprattutto per il problema connesso con le concessioni balneari, vera gallina dalle uova d’oro per pochi.

Nel caso delle concessioni autostradali, nel caso di realtà come l’Autobrennero già ampiamente ammortizzate e per giunta scadute da oltre 7 anni, la soluzione più lineare sarebbe stato il passaggio nel patrimonio dello Stato – legittimo proprietario in quanto concedente – e affrancare tutti gli utenti dalla taglia del pedaggio. La Spagna lo ha già fatto a più riprese per oltre 1.200 chilometri di rete autostradale giunta a fine concessione, liberalizzando le tratte prima a pedaggio.

La domanda che ci si pone è se gli italiani devono essere sempre i più fessi del reame, continuare a pagare – e profumatamente – per un bene già loro, spesso per un servizio di pessima qualità se si guarda ai continui rallentamenti e fermi che caratterizzano gli utenti di A22 che ora rischiano pure di continuare a pagare un pedaggio pieno a fronte di un calo della velocità massima da 130 a 100 km/ora.

Ma se la volontà dello Stato è di continuare a gabellare gli utenti della rete autostradale con pedaggi d’oro, per salvare il diritto (e le apparenze) sarebbe bastato girare la concessione A22, ampiamente scaduta, ad una realtàdove Anas – quindi, lo Stato proprietario – è presente in maggioranza, cosa che in seno ad Autobrennero non è.

La via privilegiata sarebbe stata inserire la concessione A22 nell’ambito della Cav, candidata pure ad assorbireun’altra concessionaria scaduta, Autovie Venete, creando una realtà di primario interesse, soprattutto se subentrasse agli spagnoli di Abertis (gruppo Benetton) nella gestione della Brescia-Padova e della Valdastico.

Ma così non è stato e il governo Draghi ha preferito assecondare i capricci degli amministratori locali che non volevano perdere il loro giocattolo che ogni anno assicura oltre 80 milioni di dividendi agli azionisti, oltre a milionate di interventi sul territorio. Ora la beffa sarebbe la procedura d’infrazione comunitaria. Staremo a vedere.

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