Il Centro studi Unimpresa ha fatto le pulci sulla manovra di bilancio 2022 che pare non cambiare nulla rispetto al passato, a partire dalla crescita della spesa pubblica corrente, ad iniziare dagli stipendi dei dipendenti del moloch statale che costeranno quasi 18 miliardi di euro in più.
Finita l’emergenza Covid, la spesa sanitaria calerà di quasi 15 miliardi in tre anni: dai 130 miliardi di quest’anno ai 124 miliardi del 2024. Ed è invece destinata a “schizzare” di oltre 50 miliardi la spesa per le pensioni: rispetto ai 287,6 miliardi del 2021 si passerà ai 296,2 miliardi del 2022, ai 304,7 miliardi del 2023 e ai 312,4 miliardi del 2024, con un incremento complessivo superiore a 50 miliardi: gli assegni Inps peseranno sempre di più sul bilancio pubblico passando dal 32% al 35% del totale delle uscite dalle casse dello Stato.
«Il nostro giudizio è sospeso: al momento, il quadro nel quale dovrà essere definita la prossima manovra è deludenteperché lascia intravedere una legge di bilancio come quelle del passato ovvero poco incisive – commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora -. Tuttavia, non possiamo dimenticare che il governo ha ottenuto dall’Unione europea oltre 200 miliardi di euro col Recovery fund ed è su quelli che ci giochiamo il futuro: li aspettiamo per dare un giudizio compiuto».
Secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa, che ha analizzato il Documento programmatico di bilancio per il 2022, il totale della spesa pubblica calerà, nel triennio 2022-2024, di 61,8 miliardi complessivi (6,20%) rispetto al 2021: quest’anno la spesa totale si attesterà a 997,9 miliardi, per poi calare a 975,8 miliardi nel 2022, a 974,7 miliardi nel 2023 e a salire lievemente a 981,3 miliardi nel 2024.
La spesa pubblica corrente, quella calcolata al netto degli investimenti, calerà di 29,6 miliardi (-3,32%): dagli 892,7 miliardi del 2021 agli 882,2 miliardi nel 2022, agli 879,8 miliardi nel 2023, agli 886,3 miliardi del 2024. Per spesare tutti i dipendenti pubblici, lo Stato pagherà, in stipendi, 17,7 miliardi in più nel triennio 2022-2024, con un incremento complessivo del 9,88% rispetto al 2021. In rapporto al totale della spesa corrente, calcolata al netto degli investimenti, le buste paga del personale della pubblica amministrazione si attesteranno al 20,10% quest’anno, al 21,40% nel 2022, al 20,83% nel 2023 e al 20,74% nel 2024.
Per tagliare le tasse stanziati solo 7 miliardi
La cifra stanziata dal governo per la riduzione delle tasse, complessivamente, è pari a 6,97 miliardi di euro, quindi più bassa rispetto agli 8 miliardi di cui si parla in questi giorni. Nel Dpb è indicato lo 0,317% del prodotto interno lordo, che si traduce in 5,97 miliardi. A questa somma va aggiunto solo un miliardo dei 2 miliardi della delega fiscale, poiché l’altro miliardo incardinato nella riforma tributaria è già stato destinato alla revisione degli aggi della riscossione.
«La somma prevista per la riduzione dei tributi, in particolare della tassazione dei redditi da lavoro dipendente, è decisamente non adeguata a modificare significativamente le buste paga dei lavoratori e, quindi, da un lato a dare un sollievo economico alle famiglie, dall’altro a dare un impulso positivo ai consumi» osservano gli analisti di Unimpresa.
Spesa pensioni su di 50 miliardi in tre anni
Sul fronte della spesa pubblica, dal Dpb emerge un progressivo calo delle uscite dalle casse dello Stato: dagli 897,7 miliardi del 2021 si passa agli 882,2 miliardi del 2022, poi agli 879,8 miliardi del 2023 e agli 886,3 miliardi del 2024. Nell’arco di tre anni, quindi, si registrerà una consistente riduzione della spesa statale pari a 29,6 miliardi (-3,3%). Va in netta controtendenza la spesa per le pensioni: questa è proiettata verso un progressivo incremento: rispetto ai 287,6 miliardi del 2021 si passerà ai 296,2 miliardi del 2022, ai 304,7 miliardi del 2023 e ai 312,4 miliardi del 2024. Rispetto al totale della spesa, il pagamento delle pensioni salirà costantemente: 32,2% nel 2021, 33,5% nel 2022, 34,6% nel 2023 e 35,2% nel 2024.
«Oltre un terzo del denaro dei contribuenti verrà impiegato per pagare gli assegni di chi non lavora: si tratta di un evidente squilibrio nell’allocazione delle risorse pubbliche, con un forte sbilanciamento sul versante della previdenza, mentre sarebbe più opportuno introdurre dei correttivi che spostino risorse verso gli investimenti, in particolare quelli destinate al completamento e alla realizzazione delle infrastrutture, anche tecnologiche, e delle grandi opere pubbliche» rilevano gli esperti di Unimpresa.
Tesoretto da 23 miliardi con calo spesa per interessi Bot e Btp
Sul versante del debito pubblico, si evidenzia l’importante e positiva riduzione della spesa per interessi, resa possibile sia dal favorevole contenimento dei tassi d’interesse sia dalla maggiore fiducia degli investitori, specie quelli internazionali, verso il nostro Paese: rispetto ai 60,4 miliardi del 2021, il governo ha previsto, col Dpb, 55,2 miliardi nel 2022, 52,4 miliardi nel 2023 e 50,4 miliardi nel 2024. Complessivamente, nell’arco dei prossimi tre anni, si accumulerà un “tesoretto” di 23,2 miliardi (-38,4%) che rendono più sostenibile il costo del “servizio del debito”. Anche rispetto al totale della spesa corrente si osserva una significativa, apprezzabile riduzione: 6,77% nel 2021, 6,27% nel 2022, 5,96% nel 2023 e 5,69% nel 2024.
«La riduzione della spesa per interessi è frutto dell’onda lunga della politica accomodante adottata dalla Banca centrale europea e, contemporaneamente, da una visione meno negativa, da parte degli investitori istituzionali, in particolar modo quelli stranieri, sullo stato di salute delle finanze pubbliche del nostro Paese. Tale combinazione di fattori rende, pertanto, meno oneroso sostenere sia le nuove emissioni di titoli di Stato sia il pagamento ordinario degli interessi riconosciuti nel medio-periodo ai sottoscrittori» spiega Unimpresa.
Agli investimenti 32 miliardi in meno in tre anni
È inoltre previsto un forte calo della spesa per investimenti, meno 32,1 miliardi in tre anni: questa voce del bilancio pubblico si attesterà a 105,1 miliardi nel 2021, per poi calare a 93,5 miliardi nel 2022, restando stabile a quota 94,8 miliardi nel 2023 e a quota 94,9 miliardi nel 2024. Rispetto alla spesa totale, gli investimenti in infrastrutture e grandi opere pesano il 10,54% del totale delle uscite dal bilancio dello Stato nel 2021, il 9,59% nel 2022, il 9,74% nel 2023 e il 9,67% nel 2024. «Su questo versante potrebbe avere una positiva incidenza il Piano nazionale di ripresa e resilienza: si tratta, per ora, di eventi sperati ed è pertanto impossibile quantificare, assieme alle previsioni esatte del Dpb, futuri incrementi con stime attendibili» commentano gli analisti di Unimpresa.
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