Un solo concerto nel mese di settembre per la stagione 2021 dell’Auditorium Lo Squero nell’isola di San Giorgio di Venezia. Ma che gioia, ascoltare la musica di Bach immersi nella laguna. La visione delle onde e, finalmente, la scomparsa delle grandi navi, ha tolto ogni tensione e infuso una sensazione di rilassamento.
In pedana una formazione storica, L’Arte dell’Arco, ha interpretato, con Roberto Loreggian solista al clavicembalo, tre concerti di J. S. Bach, in una versione alternativa rispetto agli originali, nel medesimo ordine in cui compaiono nel CD Alternative Harpsicord Concertos, uscito lo scorso anno per l’etichetta Velut Luna di Casalserugo (Padova).
Bach scrisse i primi due – Concerto per clavicembalo e orchestra in Re minore BWV 1052a e in Sol Minore BWV 1056a – a Lipsia, riutilizzando, come scrive Myriam Guglielmo nel programma di sala, che riprende esattamente il testo contenuto nel libretto del CD, i Concerti per violino solo scritti negli anni di Weimar e di Kothen – quest’ultimo fu uno dei periodi più felici e professionalmente gratificanti nella vita del compositore e musicista, Kapellmeister alla corte del principe Leopoldo di Anhalt Kothen (1694 – 1728) – andati perduti, proponendo una nuova prassi strumentale, in cui è protagonista il clavicembalo.
Il terzo, il Concerto per flauto, violino, clavicembalo e orchestra in Re maggiore BWV 1050a è il quinto dei sei concerti cosiddetti Brandeburghesi. Nonostante siano stati scritti per l’eccellente orchestra di Kothen, sono conosciuti così, perché inviati, con una cortese dedica in francese, il 24 marzo 1721 a Christian Ludwig, Margravio del Brandeburgo, il quale, tuttavia, non disponendo di un adeguato organico orchestrale, non li eseguì mai alla sua corte.
I concerti di Bach si pongono al centro della sua parabola creativa e denotano l’interesse del Maestro per il principio concertante, secondo il modello dei concerti di Antonio Vivaldi, attratto dalla loro architettura serrata e simmetrica. In essi, attraverso tre movimenti (svelto, lento, svelto) era messo in rilievo il principio concertante e una costruzione a forma di Rondò era impiegata per le sezioni veloci.
Ottima la sonorità dei musicisti de L’Arte dell’Arco (Federico Guglielmo, primo violino; Gianpiero Zanocco, secondo violino; Marco Paladin, viola; Francesco Galligioni, violoncello; Alessandro Pivelli, contrabbasso). Delicato e puntuale, il fraseggio di Francesco Padovani, al flauto traverso in legno, dal suono morbido e caldo. Infine, onore al merito di Roberto Loreggian, dotato di un suono delicato e chiaro, in linea con la concezione bachiana, e di una tecnica indiscutibile.
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