Il Consiglio europeo ha nuovamente dimostrato come tra i 27 paesi membri dell’Unione europea l’unione sia purtroppo solo di facciata, come sotto la superficie covino visioni e obiettivi tra loro differenti, spesso in contrasto. Un’Unione europea che si conferma gigante con i piedi d’argilla.
I vari temi trattati non hanno portato a decisioni di rilievo, se non a rimandare a tempi migliori la soluzione dei problemi. Sull’immigrazione non è cambiato nulla, se non il fatto che i paesi dell’Est hanno ribadito la loro volontàdi costruire barriere fisiche per difendere i loro confini esterni, cosa decisamente respinta dai paesi del Centro e Nord Europa che, semmai, hanno contestato ai paesi di confine esterno il fatto che essi tendano a disfarsi degli immigrati che arrivano da loro, facendoli circolare per l’Europa. Da Est al Sud, dove il fronte si fa più molle ed evanescente in concomitanza con l’Italia, ponte per l’accesso all’Europa per tutti gli arrivi dall’Africa e anche da Oriente.
Dall’immigrazione all’energia: l’Europa paga il suo essere quasi totalmente dipendente dalle importazioni energetiche, cosa che la rendono esposta alle tensioni internazionali, come puntualmente stanno avvenendo, con il prezzo di gas e petrolio andati alle stelle. Prezzi sospinti alle dalle nuove politiche ambientaliste di Bruxelles che puntano tutto sulle energie rinnovabili, trascurando il fatto che prima che queste siano effettivamente predominanti trascorreranno almeno altri 20 anni, periodo durante cui è necessario affidarsi a fonti fossili a basso impattoambientale, tra cui il metano è la scelta migliore. Più che a fermare la produzione di nuovi giacimenti di metano, si farebbe meglio a spingerne la messa in servizio, anche per ridurre parzialmente la dipendenza dalle importazioni.
Sul tavolo dei 27 anche il problema della crisi degli approvvigionamenti di materie prime, intermedie e prodotti finiti, ad iniziare dai semiconduttori ormai indispensabili in ogni aggeggio elettronico e pure meccanico. Anche in questo campo l’Europa paga scellerate politiche di delocalizzazione della produzione, complice le strategie di dumping attuate dalla Cina per mettere fuori mercato i concorrenti, con il risultato che oggi ha il monopolio della produzione dei pannelli fotovoltaici, di gran parte delle batterie agli ioni di litio, di apparecchi elettronici di consumo, di materie prime come il magnesio indispensabile nell’industria dell’alluminio per fare leghe resistentiutilizzati dall’industria dell’auto e dell’imballaggio. Senza questi prodotti, intere filiere manifatturiere europee stanno rallentando la produzione se non fermandosi del tutto.
Alla fine del Consiglio europeo, i 27 hanno partorito le solite dichiarazioni di belle intenzioni, ma nulla di più.
Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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