La discussione sui contenuti della Finanziaria 2022 è iniziata e con essa l’assalto alla cassa da parte dei partiti, che anelano a spartirsi fette, fettine e pure le briciole dei 23-25 miliardi di euro disponibili per avviare le prime riformevolte a consentire il rilancio e il consolidamento del Paese.
La situazione del bilancio pubblico è drammatica, con la spesa corrente e gli sprechi che continuano a correre impunemente.
Secondo un’analisi del Centro studi di Unimpresa, sul piatto degli interventi nella Finanziaria 2022 c’è la spesa per le pensioni e per l’assistenzialismo, mentre per il taglio delle tasse c’è poco o nulla.
Per le pensioni, la spesa è destinata a salire di 50 miliardi in tre anni, in gran parte proprio per gli effetti di quella “Quota 100” fortissimamente voluta da una parte della Lega. Gli assegni Inps peseranno sempre di più sul bilancio pubblico passando dal 32% al 35% del totale delle uscite dalle casse dello Stato.
Per contro, cala la spesa per gli interessi sul debito: in tre anni la spesa si riduce di oltre 23 miliardi: rispetto ai 60,4 miliardi del 2021, il governo ha previsto, col Documento programmatico di bilancio (Dpb), 55,2 miliardi nel 2022, 52,4 miliardi nel 2023 e 50,4 miliardi nel 2024. Complessivamente, nell’arco dei prossimi tre anni, si accumulerà un “tesoretto” di 23,2 miliardi (-38,4%) che rendono più sostenibile il costo del servizio del debito, ma in agguato c’è sempre un possibile rialzo dei tassi d’interesse che, se solo salissero di un punto, farebbero nuovamenteesplodere la spesa a servizio del debito che è cresciuto a dismisura attestandosi ad oltre quota 2.730 miliardi di euro.
Per la voce riduzione delle tasse nel 2022 sul piatto della Finanziaria 2022 il governo Draghi ha messo poco meno di 7 miliardi di euro e non 8 miliardi come inizialmente annunciato, in quanto un miliardo è stato dirottato a rimpinguare il reddito di cittadinanza che “cuba” 9 miliardi di euro.
Nel Dpb approvato dal consiglio dei ministri, sono indicati 5,97 miliardi (lo 0,317% del Pil) per la revisionedell’impianto fiscale per migliorare l’equità, l’efficienza e la trasparenza del sistema tributario. A questa cifra vanno aggiunti i 2 miliardi già stanziati con la cosiddetta delega fiscale, ma la metà è stata già “prenotata” dalla riformadell’aggio della riscossione. Complessivamente, quindi, il totale dei fondi a disposizione per l’abbattimento della pressione tributaria è di 6,97 miliardi (5,97 miliardi dal Dpb e 1 miliardo dalla delega fiscale).
«La somma prevista per la riduzione dei tributi, in particolare della tassazione dei redditi da lavoro dipendente, è decisamente non adeguata a modificare significativamente le buste paga dei lavoratori e, quindi, da un lato a dare un sollievo economico alle famiglie, dall’altro a dare un impulso positivo ai consumi» rilevano gli analisti di Unimpresa.
Sul fronte della spesa pubblica, dal Dpb emerge un progressivo calo delle uscite dalle casse dello Stato: dagli 897,7 miliardi del 2021 si passa agli 882,2 miliardi del 2022, poi agli 879,8 miliardi del 2023 e agli 886,3 miliardi del 2024. Nell’arco di quattro anni, quindi, si registrerà una consistente riduzione della spesa statale pari a 29,6 miliardi(-3,3%).
Va in netta controtendenza la spesa per le pensioni: questa è proiettata verso un progressivo incremento: rispetto ai 287,6 miliardi del 2021 si passerà ai 296,2 miliardi del 2022, ai 304,7 miliardi del 2023 e ai 312,4 miliardi del 2024. Rispetto al totale della spesa, il pagamento delle pensioni salirà costantemente: 32,2% nel 2021, 33,5% nel 2022, 34,6% nel 2023 e 35,2% nel 2024.
«Oltre un terzo del denaro dei contribuenti verrà impiegato per pagare gli assegni di chi non lavora: si tratta di un evidente squilibrio nell’allocazione delle risorse pubbliche, con un forte sbilanciamento sul versante della previdenza – osservano da Unimpresa – mentre sarebbe più opportuno introdurre dei correttivi che spostino risorseverso gli investimenti, in particolare quelli destinate al completamento e alla realizzazione delle infrastrutture, anche tecnologiche, e delle grandi opere pubbliche».
Eppoi c’è il tema del reddito di cittadinanza che non si riesce a limare, anzi tende a crescere, così come nella Finanziaria 2022 non si riesce ad incidere nei circa 60 miliardi di spesa improduttiva che continua a marciare a pieno ritmo e che potrebbe essere ridotta senza colpo ferire sulla qualità dei servizi pubblici, ma incidendo solo negli sprechi e nella manomorta clientelare di qualche politico di lungo corso.
Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.
Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata.
Ti piace “ViViItalia Tv”? Sostienici!
YouTube
https://youtu.be/Wl1iduLyj2s?sub_confirmation=1
Telegram
https://twitter.com/nestquotidiano
https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/
https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/
© Riproduzione Riservata