Prosegue la battaglia del Prosecco-Prosek a Bruxelles dopo che la Croazia ha presentato la domanda di tutela per il proprio vino, suscitando la reazione dei produttori vinicoli del NordEst, allarmati della possibilità di un nuovo caso Tocai che qualche anno fa ha visto i produttori friulani soccombenti.
Da parte del ministero all’Agricoltura si promette «attenzione altissima» sulla vicenda Prosecco-Prosek, «ci sono molti argomenti a sostegno delle nostre ragioni e metteremo in campo tutte le nostre forze e le nostre energie per bloccare questa errata ed assurda decisione, che mortifica la storia e l’identità dei nostri territori» sottolinea il sottosegretario Francesco Battistoni, rispondendo a un’interrogazione alla Camera sulla vicenda della richiesta di riconoscimento del vino dolce croato.
«Ci tengo comunque a rassicurarvi – ha sottolineato Battistoni – sul fatto che ad oggi non è stata presa ancora una decisione finale sulla registrazione del Prosek in quanto l’iter procedimentale è ancora nella sua fase istruttoria: la Commissione, infatti, pur avendo dato il via libera al processo autorizzativo, non è ancora entrata nel merito della domanda e lo farà soltanto nelle successive fasi di verifica e valutazione».
Entrando nei dettagli del contenzioso Prosecco-Prosek, Battistoni ha sottolineato che «un eventuale riconoscimento di detta Menzione Tradizionale si pone in contrasto con l’articolo 33, paragrafo 2, del Regolamento UE n. 33/2019, che ammette la coesistenza con DOP e IGP soltanto per le Menzioni protette anteriormente al 1° agosto 2009. A tal riguardo, ricordo che già dai negoziati per l’adesione della Repubblica di Croazia all’Unione europea era stata avanzata dal medesimo Paese una tale richiesta e che, su opposizione dell’Italia, tale richiesta venne respinta: infatti, la “MT Prosek” non venne iscritta nel registro della Commissione UE (e-Bacchus) e la stessa Croazia fu costretta a registrare quel prodotto utilizzando altre denominazioni d’origine (Dalmatinska Zagora; Sjeverna Dalmacija; Sredna i Južna Dalmacija e Dingač)».
Battistoni ha ribadito che l’Italia si appellerà anche a quanto espresso dalla Corte di Giustizia nella sentenza del 9 settembre scorso nella “sentenza Champanillo”, «la quale ha chiarito il concetto di “evocazione” al fine di impedire l’utilizzo improprio di menzioni già tutelate». Nei 60 giorni previsti «faremo opposizione formale alla domanda croata; e lo faremo in modo adeguato e compatto, sia con l’ausilio delle strutture tecniche del Ministero sia con la pressione, l’azione e l’interlocuzione politica che eserciteremo nei confronti di Bruxelles», ha proseguito Battistoni, ricordando l’attivazione di un tavolo tecnico, con il coinvolgimento anche delle Regioni, delle organizzazioni della filiera vitivinicola e dei consorzi di tutela interessati, «per predisporre una dichiarazione debitamente motivata, relativa alle condizioni di ammissibilità, al fine di opporci alla protezione proposta».
Battistoni ha concluso ribadendo come «non vi è chi non veda come il termine “Prosek”, per la sua affinità fonetica e visiva, evochi nella mente del consumatore medio europeo proprio il Prosecco italiano e pertanto non riteniamo che vi siano le condizioni giuridiche affinché esso possa essere registrato; se ciò avvenisse, verrebbe palesemente smentito un autorevole principio giuridico affermato proprio dalla Corte di Giustizia europea, cui va aggiunto anche il massimo riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco, diventando la prima DOP vitivinicola italiana in termini di valore alla produzione ed è cinque volte più grande della seconda DOP vitivinicola. E’ evidente, quindi, che c’è un settore che vive con il Prosecco e che rappresenta il nostro Paese nel mondo grazie ad una importante quota di esportazione».
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