Materie prime: la scarsità resta un serio problema

Analisi di Intesa Sanpaolo sulle tensioni che stanno interessando la manifattura internazionale. 

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materie prime aumenti delle materie prime

Nonostante diversi fattori alimentino pressioni al ribasso, i prezzi della maggior parte delle materie prime sono ben sostenuti, grazie a mercati fisici tesi. La scarsità di offerta resta infatti un problema significativoin molte filiere. La mano invisibile del mercato riuscirà gradualmente a ripristinare l’equilibrio, poiché le elevate quotazioni stanno sollecitando una risposta sul fronte dell’offerta, mentre l’erosione della domanda e i progressi tecnologici potrebbero frenare i consumi di alcune materie prime. Tuttavia, questi processi di adeguamento richiederanno tempo e dovremmo prepararci a quotazioni delle materie prime che si mantengano su livelli superiori alla media a cinque anni per un periodo prolungato.

L’estate 2021 secondo l’analisi di Intesa Sanpaolo è stata ricca di sorprese. In primo luogo, la diffusione della variante Delta del virus, più contagiosa, ha reso necessarie nuove chiusure in diversi Paesi e ha rallentato la ripresa economica.

In secondo luogo, lo scenario macroeconomico ha evidenziato alcuni segnali di debolezza, dovuti sia a colli di bottiglia logistici, che hanno rallentato l’attività delle filiere produttive globali, sia a un temporaneo aumento dell’inflazione, che ha acuito i timori dei mercati finanziari riguardo le tempistiche del taperingdella Fed. In particolare, l’incertezza sulla prossima adozione di politiche monetarie più restrittive e un rafforzamento del dollaro americano superiore alle attese hanno rappresentato ostacoli per molte materie prime.

In terzo luogo, in Cina le Autorità hanno portato avanti le preannunciate riforme volte a raffreddare i mercatidel credito e il settore immobiliare e a ridurre l’inquinamento atmosferico. Le misure adottate hanno avuto un diretto impatto negativo sulla crescita cinese – evidenziato da un rallentamento superiore alle attese nei dati di produzione industriale e negli indici PMI – e, di conseguenza, sulla domanda cinese di materie prime. L’adozione di misure restrittive che hanno interessato interi settori e l’imposizione di regolamenti ad hoc da parte delle Autorità per far fronte a problemi specifici hanno avuto un impatto estremamente negativo anche sui mercati finanziari, spaventati dall’intervento del governo e dall’incertezza riguardo future decisioni dettate dalla politica.

Nello scenario di base individuato dalla ricerca di Intesa Sanpaolo, il recente indebolimento della congiuntura macroeconomica globale dovrebbe avere natura transitoria e, in futuro, la crescita dovrebbe consolidarsi. Per questo motivo manteniamo sostanzialmente stabile la maggior parte delle previsioni a lungo termine su energia e metalli industriali. Nonostante diversi fattori alimentino pressioni al ribasso, i prezzi della maggior parte delle materie prime sono ben sostenuti grazie a mercati fisici tesi. Infatti, la scarsità di offerta resta un problema significativo in molte filiere collegate a energia, materie prime agricole e metalli industriali.

Tuttavia, questi processi di adeguamento richiederanno tempo e dovremmo preparare a quotazioni delle materie prime che si mantengano su livelli superiori alla media a cinque anni per un periodo prolungato.

Tra i principali ostacoli che potrebbero determinare una revisione al ribasso delle stime di crescita economica e, di conseguenza, delle previsioni sui prezzi delle materie prime nella prossima nota trimestrale, ci sono timori epidemiologici legati a bassi tassi di vaccinazione in diversi Paesi; prezzi di gased energia eccezionalmente elevati; colli di bottiglia che continuano ad influenzare produzione industrialee flussi logistici; rischi finanziari legati all’adozione di politiche monetarie più restrittive e alle riforme di mercato in atto in Cina; imprevedibili dinamiche meteorologiche legate a cambiamento climatico e riscaldamento globale, che potrebbero creare condizioni eccezionali sui mercati fisici, alimentare volatilità sui mercati finanziari e sospingere le quotazioni delle materie prime verso nuovi record.

Previsioni a medio termine vedono il mercato mondiale del petrolio dovrebbe attestarsi a un livello vicino all’equilibrio nel 4° trimestre 2021 e nel 1° trimestre 2022, per poi tornare in surplus nel 2022. Tuttavia, si resta cautamente positivi sulle quotazioni, e ci attendiamo un moderato potenziale di crescita per il petrolio Brent, a fronte di uno scenario macroeconomico ancora favorevole: la domanda sarà sostenuta dal ritorno della crescita economica mondiale a livelli pre-crisi e dalla progressiva ripresa di scambi commerciali e viaggi.

In Europa, i prezzi dell’energia dovrebbero rimanere elevati sia nel 4° trimestre 2021 che nel 2022, a fronte di un aumento del prezzo dei diritti di emissione e di costi eccezionalmente elevati degli input produttivi, in particolar modo gas naturale e carbone. Inoltre, depositi di gas notevolmente più vuoti rispetto alla media stagionale destano dubbi sulla stabilità del sistema nell’eventualità di un inverno freddo, che amplificherebbe la domanda di gas per riscaldamento.

Nei mesi scorsi i prezzi dei metalli preziosi hanno registrato una diminuzione, dovuta al rafforzamento del dollaro americano e alle aspettative di un imminente tapering da parte della Federal Reserve. Nei prossimi mesi, l’adozione di politiche monetarie più restrittive negli Stati Uniti e in Europa potrebbe erodere ulteriormente il supporto per oro e argento.

Nello scenario di base, il recente peggioramento del contesto economico globale dovrebbe avere natura transitoria e la crescita dovrebbe consolidarsi. Per questo motivo, si mantiene stabile la maggior parte delle previsioni a lungo termine sui metalli industriali. Tenendo conto dell’attesa crescita della domanda nei principali settori di applicazione e dei vincoli che gravano sulla crescita dell’offerta, i metalli non ferrosi dovrebbero sovraperformare ferro e acciaio.

I prezzi della maggior parte delle merci agricole dovrebbero diminuire nei prossimi mesi, a fronte di mercati progressivamente meno tesi. Tuttavia, i timori legati alle condizioni meteorologiche restano in primo piano e potrebbero alimentare volatilità a causa di più gravi e meno prevedibili impatto di cambiamento climatico e riscaldamento globale sul settore agroalimentare.

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