La Commissione Ue è a conoscenza delle sentenze della Corte di giustizia Ue?

Bond (Forza Italia): «nel caso del Prosecco sembrerebbe di no, visto che ha attivato le procedure di registrazione della Dop croata Prosek». 

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Fondo Comuni Confinanti
Il presidente del Fondo Comuni Confinanti, Dario Bond.

La domanda sorge spontanea: alla Commissione Ue sono a conoscenza di quanto delibera la Corte di giustizia europea – i cui deliberati sono vincolanti per tutti, Commissione compresa –, che con la sentenza sul ricorso del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (CIVC), organismo per la tutela degli interessi dei produttori di Champagne, contro una catena di bar spagnoli che usa il nomeChampanillo” ha stabilito che il regolamento comunitario protegge le Dop (Denominazioni di origine protetta) da condotte relative sia a prodotti che a servizi?

E la Commissione è a conoscenza – secondo quanto stabilito dalla Corte di giustizia –  che il criterio determinante per accertare la presenza di una evocazione illegittima è accertare se il consumatore, in presenza di una denominazione controversa, come per lo “Champanillo”, sia indotto ad avere direttamente in mente, come immagine di riferimento, proprio la merce protetta dalla Dop, nel caso lo Champagne, non è necessario che il prodotto protetto dalla denominazione e il prodotto o il servizio contestati siano identici o simili, poiché l’esistenza del nesso tra il falso e l’autentico può derivare anche dall’affinità fonetica e visiva?

Domande che in questi giorni si pongono i produttori di vino Prosecco, una delle eccellenze enologiche italiane, il vino più esportato al mondo, tra questi anche il deputato di Forza Italia, Dario Bond che tenta di darsi una risposta. «Sembrerebbe di no, visto che il Commissario all’Agricoltura Wojciechowski ha sostanzialmente dato il via libera alla richiesta croata di tutelare con una Dop il proprio vinoProsek” – evidenzia Bond -, con ciò mettendosi in chiaro conflitto con una sentenza appena pubblicata che cozza frontalmente con una denominazione già esistente e di grande prestigio come la Dop italiana Prosecco».

Per il deputato azzurro che ha presentato un’interpellanza urgente al ministro all’Agricoltura, «sarebbe opportuno che anche la delegazione europarlamentare italiana tutta agisse compattamente a tutela della propria denominazione Prosecco, una realtà che vale il 15% dell’export vinicolo italiano, oltre che, più in generale, sul più vasto fenomeno dell’“Italian sounding” che vale, secondo una stima Coldiretti, circa 100 miliardi di euro annui di mancato fatturato per i consorzi italiani legittimi titolari delle Dop e Igp imitate all’estero, spesso anche in modo decisamente grossolano».

Bond confida nella forza del diritto comunitario probabilmente ignoto a molti esponenti della Commissione guidata da Ursula von der Layen: «anche se il commissario all’Agricoltura Ue ha dato il via al procedimento che apre alla registrazione della denominazione croataProsek”, è necessario che il Governo italiano e la delegazione europarlamentare italiana tutta facciano leva sul diritto comunitario, ribadita anche dalla sentenza della Corte di giustizia europea, per obbligare ad una più decisa e concreta attività di tutela dei prodotti comunitari tutelati, ad iniziare da quelli italiani, per sventare chiari casi di concorrenza sleale che la Commissione non deve più tollerare».

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