Non sono leghista, non ho mai votato Lega ma, se lo fossi, vorrei che il segretario federale fosse un altro o che almeno cambiasse completamentemodo di agire dal momento che in questi ultimi due anni ha fatto solo errori.
Ma come? L’uomo che ha preso in mano la Lega al 4% nell’anno 2013 allora guidata da Maroni portandola fino al 34,26% delle ultime elezioni europee del 2019, diventando il primo partito d’Italia, quello che è riuscito anche a sfondare al Centro ed al Sud, che è finalmente andato al Governo come vicepresidente del Consiglio nonché ministro dell’Interno e che in Europa ha un ruolo importante che viene messo in discussione?
Andiamo con ordine.
Matteo Salvini nasce a Milano nel 1973 e al pari dell’altro Matteo della politica nazionale in gioventù partecipa con successo ad una trasmissione televisiva e questa non è l’unica analogia con l’ex presidente del Consiglio Renzi. Viene nominato segretario della Lega Nord nell’anno 2013 dopo il risultato disastroso delle elezioni politiche di quell’anno con il partito fermo al 4,09% dei consensi[BC1] . Fino all’anno 2018 per la segreteria Salvini è un crescendo di consensi, che porta il partito alle elezioni politiche del 2018 a raggiungere oltre il 17% e ad essere il terzo partito italiano ad un solo punto dal secondo, il PD.
Dopo un tentativo infruttuoso da parte del M5S, primo partito con il 32,6%, di fare un governo con il PD, viene istituito il primo governo giallo/verde con Giuseppe Conte presidente del Consiglio, Luigi Di Maio e Salvini vice presidenti e con Salvini ministro dell’Interno. In questo governo vengono approvate le due misure bandiera dei due partiti/movimenti. Il “reddito di cittadinanza” per il M5S e la “quota 100” per la Lega. Governano per un oltre un anno insieme poi arriva l’estate del Papeete 2019 con Salvini che fa saltare il governo Conte uno. Lì cominciamo gli errori.
Dopo l’entusiasmante risultato ottenuto nel maggio 2019 alle elezioni europee, dove la Lega diventa il primo partito italiano con il 34,26% dei consensi, offuscato dai sondaggi di quella estate di appena due anni fa che lo davano al 38%, in un delirio di onnipotenza, al pari dell’altro Matteo, addirittura nello stabilimento balneare Papeete Beach di Milano Marittima annuncia la rottura dell’accordo con il M5S ed il ritiro dal governo dei suoi ministri. Si apre la crisi di governo. Matteo Salvini è sicuro di andare alle elezioni, chieste a gran voce anche da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, certo di ottenere un risultato clamoroso superiore anche alle elezioni europee e governare come presidente del Consiglio con gli alleati FdI e Forza Italia.
E’ strano che un leader navigato come Salvini non abbia previsto che in politica può succedere sempre di tutto e di più come che il presidente Mattarella rinunciasse a sciogliere le Camere per non cessare anzitempo la legislatura. Era passato appena un anno dalle elezioni, il Pd era allo sfascio con l’uscita anche di Matteo Renzi, Salvini che indiscutibilmente era il traino di quel governo Conte Uno con altri quattro anni davantiavrebbe potuto far approvare tutte le leggi che voleva. Invece….
Invece sappiamo come è andata. Grazie al dribbling dell’altro Matteo – pure lui non intenzionato a provare il rischio delle elezioni anticipate con la sua creatura politica non ancora svezzata -, è nato il BisConte.
Poi, ecco l’altro errore macroscopico. Probabilmente annebbiato dai famosi 191,5 miliardi del Recovery fund che hanno iniziato ad arrivare in Italia, invece di stare all’opposizione come Fratelli d’Italia e aspettare sulla sponda del fiume il passaggio del cadavere del nemico (politico) mantenendo il consenso che gli davano i sondaggi, Salvini ritorna inspiegabilmente al governo in un esecutivo di garanzia o istituzionale imposto da Mattarella, dove deve avere a che fare con partiti e movimenti sicuramente a lui non congeniali. Una situazione che ha logorato Salvini, innescando un’emorragia di consensi in favore di Meloni che ora, stando alla media dei sondaggi, ha sorpassato Salvini consolidandosi settimana dopo settimana come primo partito d’Italia.
Secondo i sondaggi, in soli due anni la gestione Salvini della Lega ha lasciato sul campo circa 14 punti di consenso assestandosi poco oltre il 20%ad un passo pure dal Pd. Ciò a causa di una politica ondivaga e traccheggiante che, da una parte, appoggia il presidente Draghi e, dall’altra, la osteggia, oltretutto ingoiando parecchi rospi dall’allontanamento del suo fido scudiero Durigon padre di “quota 100”, ai tentativi infruttuosi di far dimettere i ministri Speranza e Lamorgese ben saldi al loro posto, alle parole di Draghi che annuncia la possibilità di implementare la campagna vaccini ricorrendo anche, eventualmente all’obbligatorietà, alla sicura conclusione di “quota 100” mentre il reddito di cittadinanza cavallo di battaglia grillino continuerà sicuramente a vivere subendo, forse, qualche modifica.
L’atteggiamento della Lega salviniana di essere ad un tempo forza di governo e di opposizione si sta rivelando un clamoroso boomerang con il solo risultato che Fratelli d’Italia cresce indisturbata raccogliendo sempre più consensi, con il rischio sempre più fondato che il prossimo leader del centrodestra alle elezioni del 2023 (o del 2022) sia proprio Giorgia Meloni.
La situazione per Matteo Salvini si sta facendo oggettivamente delicata, con molti governatori leghisti imbarazzati e in difficoltà con una base sempre più disorientata per la strategia politica del loro segretario. Un Salvini dinanzi ad un bivio sempre più ineludibile: o si rimette subito in carreggiata dandoalla Lega un orientamento preciso e chiaro, oppure farebbe meglio a fare un passo di lato e lasciare ad altri un incarico che forse, dopo otto anni, comincia a logorarlo.
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