Dopo quattro ore di discussione a volte accesa, alla presenza dell’assessore alla salute del Trentino, la leghista Stefania Segnana, ed i massimi responsabili dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss) e del Dipartimento provinciale, con cinque voti contrari espressi da Pd, Patt, Futura e da due dei tre esponenti di Fratelli d’Italia (esponenti della maggioranza provinciale a guida Lega) rimasti in aula al momento del voto, la IV Commissione del Consiglio provinciale di Trento ha espresso il proprio parere negativo in merito alla delibera proposta dall’assessore alla salute – e già approvata in pre-adozione dalla Giunta – sulla riforma della sanità trentina.
Il presidente della Commissione Claudio Cia (FdI) ha consegnato all’assessore un documento sottoscritto da quasi tutti i componentidell’organismo consiliare – ad eccezione della capogruppo della Lega, Mara Dalzocchio – che ritiene la delibera della Giunta «insufficiente a definire la cornice dalla riforma sanitaria trentina» proponendo inoltre «alcuni punti che possono compensare parzialmente la carenza di contenuti della delibera».
La bocciatura della IV Commissione consiliare non arriva in solitaria, ma segue alla dura presa di posizione da parte di tutti gli ordini delle professioni sanitarie che hanno rimandato al mittente la proposta abborracciata di riforma della sanità trentina proposta dall’assessore leghista anche perché costoro sono stati consultati «a soli 8 giorni dal termine ultimo per l’adozione definitiva della delibera».
In una dura missiva inviata all’assessore Segnana e al presidente della Provincia (e assessore di fatto della sanità), Maurizio Fugatti, gli ordini delle professioni sanitarie auspicano «che l’assessorato alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia attivi nel prossimo futuro occasioni di reale confronto, che non costituiscano solo l’assolvimento di un mero formalismo».
I presidenti degli otto ordini sanitari del Trentino la proposta di riforma della sanità provinciale lamentano l’impossibilità di fare un’analisi nel meritoper i contenuti troppo generici contenuti nella proposta, da cui non si comprendono «le motivazioni intese come aspetti positivi e criticità che hanno portato alla necessità del superamento dell’attuale modello, né quali siano stati i criteri e gli indicatori utilizzati per valutare i risultati prodottidalla sperimentazione».
Pure i sindacati hanno bocciato la proposta leghista: «troppe domande senza risposte come la decisione di tagliare 120 milioni all’Apss: obiettivi e strategie vaghi e indefiniti».
Gli ordini sanitari evidenziano nel loro documento anche criticità sul merito: «c‘è il dubbio che la decisione di cambiamento sia dettata non tanto da esigenze d’innovazione e di miglioramento, ma per necessità di parte, di distinguersi dalle precedenti amministrazioni con un sostanziale ritorno al modello della legge 16/2010. Emerge inoltre nel provvedimento preadottato una genericità degli indirizzi e dei relativi contenuti».
Insomma, sulla testa dell’assessore Segnana cade l’ennesima tegola da parte di quel mondo che lei dovrebbe governare non avendone né la capacità né la minima conoscenza, con il risultato di inanellare una figuraccia dietro l’altra, con in più l’aggravante che lei, nelle occasioni ufficialiche contano, è sempre scortata dal suo compagno di partito e presidente di giunta, Fugatti, che spesso, forse troppo, è il solo che parla di sanitànelle occasioni ufficiali. Avanti di questo passo, non si capisce l’utilità per l’Autonomia trentina di continuare ad avere un assessore alla sanità palesemente inadeguato al suo ruolo, che finisce per gettare una cattiva luce anche sull’operato del governo provinciale.
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