Nonostante la pandemia da Covid-19, gli strascichi nei contagi e misure di prevenzione obbligatorie, il turismo estivo in Veneto si è dimostrato in ottima salute, recuperando inaspettatamente i livelli del 2019.
“Green pass” e tamponi non hanno limitato l’arrivo degli stranieri che, secondo il governatore del Veneto, Luca Zaia, «per certi settori il fatturato è pari, se non addirittura superiore, a quello del 2019». Una ripresa resa possibile, in particolar modo, per il grande afflusso di turisti nelle spiagge del litorale veneziano, «che non potendo muoversi in aereo, preferiscono viaggi a medio o corto raggio da farsi in auto. Di certo questa circostanza ci ha agevolato molto, – ha sottolineato Zaia – penso ad esempio ai tedeschi, che sono stati i nostri primi ospiti e hanno continuato ad esserlo. Sono convinto che questa sia stata l’occasione buona per far ripartire l’intero turismo del Veneto, capace di accogliere fino a 72 milioni di visitatori».
Risultati che avrebbero potuto essere anche migliori, se il costo dei carburanti italiani non fosse tra i più cari del mondo e i servizi sulle spiagge non avessero registrato forti incrementi.
Se le spiagge venete sorridono, viceversa piangono le agenzie di viaggio e tutto il settore dei viaggi organizzati. Il problema affligge specie le città d’arte che navigano nella più totale incertezza che finisce con il disorientare i clienti che, nel dubbio, preferiscono altre destinazioni. Per questo, il settore chiede al ministro al Turismo, Massimo Garavaglia, maggiore attenzione, bollando con un “non corrispondenti al vero” le sue dichiarazioniche parlano di un’estate 2021 vicina a quella del 2019.
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