Dopo un paio di settimane di pausa, il governo Draghi a settembre si troverà ad affrontare una serie di problemi su più fronti da far tremare i polsi.
Per la verità, i problemi sono iniziati proprio nel mese di agosto con la situazione che è precipitata in Afghanistan con i Talebani che, a seguito dell’abbandono delle forze militari americane, seguite a ruota dagli europei, hanno occupato la capitale Kabul dopo venti anni di controllo effettuato dalle forze occidentali. Un problema geostrategico che l’Europa e gli Stati Unti dovranno affrontare molto seriamente e che non si può prevedere che conseguenze avrà, soprattutto in considerazione dell’atteggiamento tenuto da Cina e Russia che non hanno condannato questa azione attuata dai Talebanie che non hanno ritirato, come fatto dai Paesi Occidentali, il personale delle ambasciate.
Rivolgendo l’attenzione agli affari interni, notiamo che i problemi nel Belpaese non mancano. Prima cosa, la situazione sui vaccini e il “Green pass”. La campagna di vaccinazione Covid messa in atto dal generale Figliuolo è stata molto efficace e per molto tempo si è vaccinato al ritmo di 500.000 iniezioni giornaliere, ma dai primi giorni di agosto questo andamento è molto diminuito e sarà praticamente impossibile raggiungere l’immunità di gregge entro la fine del mese di settembre. Perché fino ad ora si è vaccinato chi credeva nel vaccino, ma ora viene il difficile. Restano da vaccinare ancora diversi milioni di italiani che con varie motivazioni, anche plausibili, aspettano di vedere cosa fare e nemmeno l’imposizione del “Green pass” li ha convinti a compiere tale scelta.
Collegato a questo, c’è il problema dell’inizio delle attività scolastiche a metà settembre e proprio come lo scorso anno ci ritroviamo nuovamente nell’incertezza dell’insegnamento in presenza. Il governo non può permettersi un terzo anno con gli studenti costretti alla DAD (didattica a distanza), ma con il 15% degli insegnanti ancora non vaccinati, oltre naturalmente a moltissimi studenti che ovviamente non lo saranno, si rischia nuovamente di mettere moltissime classi in quarantena non appena ci saranno studenti o insegnanti positivi al virus.
Il problema della scuola si ripresenta ad ogni governo, tutti a parole destinano molta attenzione alla scuola ma poi, quando arrivano altre difficoltà più urgenti, se ne dimenticano. Eppure dobbiamo ricordarci sempre che nelle classi scolastiche passa la classe dirigente del futuro su cui costruire le basi economiche di una nazione. E tre anni di educazione zoppicante lasciano buchi formativi che difficilmente saranno recuperati.
Dal punto di vista economico, poi, la situazione non è confortante. Sul tavolo del ministro al Lavoro, Andrea Orlando, giacciono oltre cento dossier di aziende in crisi, con molte di queste che hanno già spedito le lettere di licenziamento ai dipendenti non appena il Governo ha tolto il blocco ai licenziamenti causato dalla pandemia.
C’è poi il discorso della nuova legge sugli ammortizzatori sociali in cui governo/sindacati/imprese avrebbero trovato un’intesa di massima ma che costerebbe alle casse dello Stato quasi otto miliardi di euro, per cui il ministro dell’Economia Daniele Franco ha rinviato il tutto alla legge di bilanciosperando di trovare i fondi, magari sperando in un buon andamento del turismo estivo.
Infine, c’è poi la nuova legge previdenziale su cui bisogna assolutamente intervenire per evitare il famoso “scalone” di cinque anni da 62 a 67 anni che si formerebbe al termine della contestatissima “quota 100” che scade a fine anno.
Se poi consideriamo anche che ogni mese l’Italia stabilisce un nuovo record del debito pubblico, arrivando alla stratosferica cifra di 2.696 miliardi di euro, si può ben capire i problemi che avrà il governo Draghi nei quattro mesi che ci separano dalla fine dell’anno.
Unici aspetti positivi per il governo Draghi il turismo estivo e l’industria manifatturiera che ci stanno dando una grossa mano in termini di PIL e di cui si prevede per il 2021 un rimbalzo di oltre il 5% dopo il catastrofico – 8,9% dell’anno precedente e i primi 24,9 miliardi di euro arrivati dall’Europa come primo stanziamento dei famosi 191,5 miliardi che giungeranno in Italia fino all’anno 2026 e che serviranno, si spera, a dare una spinta ad un’economia sempre più in crisi.
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