La crisi afghana sta innescando reazioni a catena anche a NordEst, per via della continua crescita registrata negli ultimi mesi dei flussi sulla rotta balcanica.
Il ministro degli Interni austriaco, Karl Nehammer, ha detto che «farà pressioni sull’Ue per la creazione di centri di espulsione nei paesi confinanticon l’Afghanistan per accogliere gli afgani respinti dall’Europa».
L’Austria insiste nel voler continuare a espellere gli afghani la cui richiesta di asilo è stata respinta o che sono stati giudicati colpevoli di crimini, e nello scoraggiare i rifugiati in fuga dai talebani a venire in Europa. «E’ importante che continui ad essere possibile espellere richiedenti asilo o rifugiati violenti, quindi abbiamo bisogno di questi centri di espulsione», ha detto Nehammer prima di incontrare i suoi omologhi dell’Ue.
Preoccupazione anche da parte del Sap, il Sindacato autonomo di polizia di Trieste che in una nota del segretario provinciale Lorenzo Tamarodenuncia come il ministero degli Interni e il ministro Luciana Lamorgese «abbia poca attenzione per la “rotta balcanica” dei migranti. La Polizia di frontiera di Trieste è stata lasciata sola. Servono più uomini: da tre anni, il numero dei profughi aumenta e non è stato fatto nulla».
Già prima dell’avvento dei Talebani al potere, secondo Tamaro «nel periodo giugno-luglio 2019, avevamo rintracciato 678 persone, diventate 925 nel 2020 e 1.560 nel 2021. Già ora l’etnia prevalente è quella afghano-pakistana: Cosa accadrà tra poche settimane? La nuova situazione che si è determinata in Afghanistan ci preoccupa molto».
Il rischio, più che concreto, è che il flusso sulla rotta che vede in Trieste il punto di ingresso aumenti considerevolmente. «Arrivano anche a piedi, dai boschi – denuncia Tamaro – e abbiamo la certezza che il numero dei profughi che hanno varcato il confine è maggiore di quelli effettivamente censiti. I rintracciati sono solo una piccola parte di coloro che sono entrati nel territorio nazionale».
Tamaro denuncia anche lo scarso organico della polizia di frontiera: «a Trieste dovremmo essere in 120, ma ora siamo meno di un centinaio. Nelle tre sottosezioni di Fernetti, Rabuiese e Villa Opicina sono operativi meno di ottanta uomini», un numero giudicato troppo esiguo per contrastare il flusso attuale, figuriamoci un’emergenza.
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