Nella gestione del “Green pass” all’interno del governo Draghi ci deve essere qualcosa che non funziona: non è possibile che nel giro di una decina di giorni le norme di accessibilità e fruizione dei servizi di erogazione alimentari al chiuso cambi in modo repentino e anche in modo difficilmente giustificabile a livello giuridico.
Dopo l’iniziale necessità di “Green pass” solo per l’accesso al servizio interno e da seduti per bar e ristoranti, l’esclusione dall’esibizione del documento verde per la fruizione di mense, anche dopo la minaccia dei sindacati di fare scattare la mobilitazione dei lavoratori, ecco il nuovo cambio per cui, a mezzo di una semplice nota stampa con rimando alle “FAQ” (frequent asked questions, domande più comuni) del sito internet di palazzo Chigi, è obbligatorio lo sfoggio del “Green pass” anche per l’accesso alle mense aziendali e pubbliche.
Con tutta una serie di problematiche, immediatamente denunciate dai sindacati, a partire da quello dei poliziotti. Sarà interessante capire come faranno ad accedere alle mense pubbliche e delle organizzazioni caritative quei soggetti senza dimora e senza carta verde, così come faranno gli studenti più giovani – al momento esentati dalla vaccinazione – ad accedere alla refezione scolastica.
“Lo Schiaccasassi” si domanda se sia necessario che qualcuno finisca sotto le sue ruote per fare funzionare finalmente una situazione nata decisamente sotto una cattiva stella e gestita pure peggio che getta una fosca luce sulla capacità gestionale del governo Draghi.
Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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