Fnomceo lancia l’allarme medici: nel 2026 meno di metà riuscirà a specializzarsi

L’aumento delle borse di specializzazione legato Pnrr. Poi torneranno a livelli 2017/18, insufficienti a coprire il fabbisogno. 

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Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei Medici, lancia l’allarme per la specializzazione dei futuri medici: se nel 2021 i posti garantitiper i neo-laureati sono stati aumentati a 17.400 grazie al lavoro dei ministri della Salute Speranza, dell’Università Messa e dell’Economia Franco, e ai fondi del Pnrr, le borse di specializzazione da qui al 2026 dovrebbero tornare al livello del 2017/2018, ovvero tra 6.000 e 7.000.

Per il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, «mentre nel 2021 sono 77.000 gli aspiranti medici che, dal 3 settembre, sosterranno il testper gli oltre 14.000 posti di quest’anno, con circa 1 su 5 che riuscirà ad entrare nelle facoltà di Medicina, più della metà di queste 14.000 matricole non potranno, tra sei anni, specializzarsi. L’aumento delle borse è legato al Pnrr, e quindi temporaneo. Le risorse investite sulle borse di specializzazione caleranno gradualmente da qui al 2026, quando le borse dovrebbero tornare al livello del 2017/2018, tra 6000 e 7000. Se così fosse, già a partire dai prossimi anni l’imbuto formativo ricomincerebbe a riempirsi di giovani medici tenuti fermi in panchina, in attesa di poter accedere alle Scuole».

Non tutto è perduto: secondo Anelli «siamo in tempo per rimediare. Il secondo augurio ai giovani futuri colleghi è che finalmente si metta in atto, con un provvedimento legislativo, che la Fnomceo perora da tempo: una programmazione che faccia corrispondere a ogni laurea in Medicina un posto nella specializzazione post lauream».

Per raddrizzare la sanità nazionale, alle prese anche con la carenza di medici di famiglia per via dei pensionamenti, secondo Anelli per ridurre l’allarme medici «occorre agire su più fronti. In primo luogo, introducendo una corretta programmazione, che faccia corrispondere, per legge, a ogni laurea una borsa. Poi, con un provvedimento che stabilizzi i cosiddetticamici grigi”, i medici che, nell’attesa di entrare nelle scuole o al corso per la medicina generale, sono stati impiegati con contratti a termine, rinnovati anche per dieci anni di seguito, nel Servizio sanitario nazionale. Medici che si sono spesi, prima e durante il Covid-19, che hanno acquisito esperienza e che hanno permesso di tamponare le carenze. Sarebbe giusto e opportuno – conclude Anellifar valere il servizio prestato durante la pandemia ai fini formativi, in modo da accelerare l’ingresso nei ruoli».

Più che da Speranza che ormai ha cessato di dare segnali di vita, è sperabile che il ministro all’Economia Franco assicuri le giuste e doverose disponibilità economiche per assicurare la specializzazione dei giovani medici e la loro successiva occupazione. Pena di avere, oltre alla carenza di medici, pure la beffa di avere speso cifre ingenti per la loro formazione poi fruita dalla sanità di altri paesi che ringraziano per il gradito regalo a spese dei contribuenti italiani.

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