Imu, Bitonci aveva ragione: condannato lo Stato a restituire a Padova 37 milioni

Il Consiglio di Stato dà ragione al ricorso presentato dall’allora sindaco patavino contro la sottrazione di fondi con la scusa della “solidarietà nazionale” che altro non sarebbe lo spreco da Roma in giù. Bitonci: «un grande risultato che spero servano per il rilancio della città». 

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Imu scadenze fiscali
L'ex sindaco di Padova, Massimo Bitonci, vince contro lo Stato.

Dopo “appena” sei anni, va a conclusione definitiva il ricorso sull‘Imu intentato dall’allora sindaco di Padova, Massimo Bitonci, contro lo Stato colpevole di avere alleggerito le casse patavine di 37 milioni di euro sull’altare della “solidarietà nazionale” che altro non sarebbe lo spreco legalizzato da Roma in giù.

Tutto ruota attorno all’Imu, l’Imposta municipale sugli immobili, che, a differenza del nome, viene incassata tutta dall’erario centrale. Una tassa che nel corso degli anni è stata praticamente raddoppiata che va ad alimentare, per il 40% del gettito, il Fondo di solidarietà nazionale, che viene distribuito ai cosiddetticomuni poveri, quelli nei quali il gettito Imu non è sufficiente a garantire i “fabbisogni standard”: di fatto, meno un comune incassa di Imu, spesso per sua incapacità e ignavia, più riceve dal Fondo di solidarietà, ovvero dagli altri cittadini dello Stivale, forse più ligi al rispetto delle leggi e con meno casi di evasione fiscale.

Non solo: il meccanismo del Fondo di solidarietà incentiva anche gli amministratori locali a non aggiornare periodicamente gli estimi catastali, con il risultato che la forbice tra il valore legale e quello commerciale si allarga a dismisura e, con esso, la riduzione del potenziale gettito tributario Imu.

Nel 2015 il sindaco di Padova, Massimo Bitonci, primo in Italia, decise interrompere questo meccanismo che penalizza cittadini onestie amministrazioni virtuose, presentando ricorso contro il decreto del governo Renzi che premiava i comuni che non avevano aggiornato da decenni gli estimi catastali e non effettuato una riscossione efficiente. Bitonci affidò l’incarico ad un gruppo di legali tra cui il professor Luca Antonini, storico difensore in tante sedi dell’Autonomia veneta, ora giudice della Corte Costituzionale.

Inutile dire che il ricorso innescato dal sindaco leghista di Padova ebbe l’effetto di una bomba sganciata tra i piedi del Pd e del suo giovane leader Matteo Renzi, che fece ricorso alla sua migliore retorica populistica per fermare l’azione di Bitonci, con il Pd schierato a testuggine minacciando pure gli estremi di un presunto danno erariale verso il comune di Padova.

L’esempio del veneto Bitonci non rimase solo: dopo Padova, anche Treviso e altre decine di comuni veneti, grandi e piccoli, presentarono ricorso al Tar contro il decreto sull’Imu, vedendo soccombente uno Stato arraffone che fece appello al Consiglio di Stato che ora ha messo la parola fine alla vicenda dando ragione ai comuni ricorrenti.

Se per Padova ciò significa il recupero di 37 milioni di euro per il solo anno fiscale 2015, per gli altri comuni, dopo avere vinto al Tar ora si aspetta che lo Stato restituisca anche a loro il maltolto, che i magistrati amministrativi per i 44 comuni trevigiani consorziati ha stabilito in 24 milioni di euro sempre e solo per il 2015.

Se a Padova l’attuale sindaco Dem, Sergio Giordani, canta vittoria e si prepara all’inaspettato banchetto, tocca a Bitonci mettere a posto la vicenda: «si tratta di un grande risultato, prima di tutto per Padova e per i Padovani costretti ingiustamente a pagare più soldidel dovuto, tartassati anziché premiati come invece avrebbe dovuto accadere. Trentasette milioni sono un tesoretto per la città: permetteranno di mettere in cantiere progetti e realizzare opere per far crescere Padova. Una indubbia boccata d’ossigeno e un cospicuo introito per le casse comunali il cui merito, però, non è dell’amministrazione Giordani. Siamo stati tra i primi in Italia, all’indomani della pubblicazione del Decreto, a presentare ricorso contro un provvedimento in base al quale lo Stato aveva deciso la sua revisione della spesa gravando sui comuni più virtuosi, anziché premiarli. È stata la giunta Bitonci ad affidare il ricorso al professor Antonini, oggi Giudice della Corte Costituzionale, all’avvocato Giacomo Quarneti, oggi responsabile dell’Avvocatura della Regione, nonché l’allora segretario e direttore generale Lorenzo Traina».

Bitonci butta sale sulla ferita aperta del Pd: «ricordo che il Partito Democratico si oppose al ricorso che presentammo, primi in Italia contro una macroscopica disparità di trattamento e che vedeva Padova tra i comuni più fortemente penalizzati. Proprio su questa delibera e sull’intero iter fui duramente attaccato dalle opposizioni, in particolare dal Partito Democratico, minacciato di azioni alla Corte dei Conti per danno erariale e “causa temeraria”. Due anni dopo – conclude Bitonci – il Tar del Lazio si pronunciò una prima volta dandoci ragione. Era il 2017 e il sindaco Giordani si è trovato, di fatto, costretto a portare avanti un’azione non intrapresa dalla sua amministrazione, ma che aveva ricevuto un parere favorevolepesante” contro il quale sarebbe stato imbarazzante opporsi. Come ormai i Padovani ben sanno, per questa vicenda e per altri progetti importanti che riguardano Padova, questa amministrazione ancora una voltadimenticada dove tutto è partito. Per fortuna parlano i fatti e oggi pure autorevoli e inoppugnabili sentenze».

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