La Lega di Salvini scivola sul Durigon nostalgico di Mussolini

Galeotta la proposta di reintitolare un parco della città di Latina alla figura di Arnaldo Mussolini, fratello minore del più famoso Benito. Sinistra e grillini ne chiedoo le dimissioni. Che non dovrebbero essere le uniche per rilanciare l’azione del governo Draghi. 

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La politica di Ferragosto si apre all’insegna della nostalgia verso il Ventennio fascista e i suoi indiscussi protagonisti, ad iniziare dal fratello minore del Duce, Arnaldo Mussolini, uno degli artefici della bonifica dell’Agro Pontino dove il Fascismo avrebbe edificato Littoria che poi sarebbe diventata l’odierna Latina, terra dove da un Veneto misero e macilento emigrarono i nonni di Claudio Durigon, già segretario nazionale del sindacato di destra Ugl e poi, una volta trasmigrato nelle file della Lega, sottosegretario dapprima al Lavoronel governo Conte I e, ora, nel governo Draghi, sottosegretario al ministero dell’Economia e finanze.

Quello di Durigon è stato uno dei tantiacquisti” che il leader della Lega, Matteo Salvini, ha fatto nel corso della discesa verso Sud di quella che una volta era la Lega Nord, una discesa che non gli ha arriso, con il risultato di avere imbarcato tanti gattopardi della politica, spesso inquisiti per mafia, e avere perso le radici con la base storica del partito al Nord. Un “acquisto” difeso d’ufficio da Salvini con «è un buon sottosegretario e papà di “Quota 100“»

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La polemica è scattata sulla proposta di Durigon di reintitolare un parco di Latina, che l’attuale maggioranza locale di sinistra ha dedicato alla figura dei magistrati antimafia Falcone e Borsellino, ad Arnaldo Mussolini. Durigon lo ha fatto per vellicare quella fetta di elettori che il prossimo ottobre dovranno eleggere il nuovo sindaco e consiglio comunale, forte del fatto che localmente quell’area è sempre stata chiamata come “Parco Mussolini”.

Tanto è bastato alla sinistra e ai pentastellati per chiedere la dimissioni di Durigon da sottosegretario al Mef. Bene, ma le sue non dovrebbero essere le uniche.

Il premier Mario Draghi dovrebbe cogliere l’occasione per dare il classico colpo di reni all’azione del suo governo che, dopo sei mesi, mostra qualche acciacco, vuoi anche per le modalità di formazione della compagine che annovera quasi tutto l’arco parlamentare. Draghipotrebbe cogliere l’occasione della richiesta di dimissioni di Durigon per avviare un più ampio rimpasto di governo, soprattutto se lui ambisce a traghettare il governo fino alla scadenza naturale della legislatura al 2023.

Accanto a Durigon non hanno brillato le figure di Luciana Lamorgese che da ministro dell’Interno tecnico non ha saputo né governare l’immigrazione illegale, né assicurare una corretta gestione della pandemia, spesso anche con seri problemi con l’italiano scritto come evidenzia la circolare dell’altro giorno sulle modalità di gestione dei controlli sul “green pass”. Altri casi su cui intervenire con una sostituzione sono quelli del ministro alla Sanità, Roberto Speranza, del ministro all’Agricoltura, Stefano Patuanelli, dell’Istruzione Patrizio Bianchi, del Lavoro e politiche sociali, Andrea Orlando, per terminare con il titolare del neo ministero al Turismo, Massimo Garavaglia.

Potrebbe essere l’occasione irrepetibile per irrobustire il governo Draghi volto ad assicurare la corretta e funzionale gestione dei fondidel Pnrr (i 191 miliardi dell’Europa e i 30 miliardi nazionali del Fondo complementare), che vanno impiegati senza perdere tempo e in attività efficaci.

Lo Schiacciasassi” auspica che Draghi sappia superare le dinamiche dei partiti e tirare diritto sulla sua missione di salvare l’Italia dal naufragio definitivo: gli conviene fare il rimpasto perché in caso contrario durante i prossimi mesi del “semestre biancoè destinato al logoramento con le continue beghe tra i partiti per piantare la propria bandierina sul colle più alto. Ma la conquista del Quirinale non vale lo sfracello dell’Italia.

Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.durigon

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