La corsa dei prezzi ha rialzato la testa, con l’inflazione che a luglio segna un +1,9% dal +1,3% del mese precedente. A spingere i rincarisono i prezzi dei beni energetici, che registrano un aumento a doppia cifra, trainati dall’impennata delle tariffe.
I dati definitivi diffusi dall’Istat evidenziano a luglio un aumento dei prezzi al consumo dello 0,5% rispetto a giugno e dell’1,9%, su base annua, con una revisione al rialzo rispetto alle stime preliminari (+0,4% e +1,8%). E’ da gennaio che il tasso di inflazione – dopo otto mesi di variazioni negative – continua progressivamente a crescere, fino a quest’ultimo balzo di sei punti percentuali.
Secondo l’Istat, «la forte accelerazione di luglio è di nuovo dovuta ai prezzi dei beni energetici, in particolare di quelli regolamentati, che registrano così la crescita più alta dal 1996».
I prezzi dell’energia segnano a luglio un +18,6% su base annua, spinto soprattutto dalle bollette di elettricità e gas, che volano al +34,2%(dal +16,9% di giugno). Subiscono di conseguenza un’accelerazione anche i prezzi di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+9,1% da +5,9%), seguiti dai trasporti (+5,2%). Complice anche il periodo estivo, poi, corrono i rincari dei servizi ricettivi e di ristorazione(+2,1% da +1,5%) e dei prodotti alimentari e bevande analcoliche (che invertono tendenza da -0,6% a +0,1%). In controtendenza invece i prezzi di spettacoli e cultura, che accentuano la flessione.
A livello geografico l’inflazione accelera ovunque, ma è al Sud, nelle Isole e nel NordEst che si conferma al di sopra del dato nazionale. Guidano la classifica dei rincari Reggio Emilia (+2,7%), Trento (+2,6%), Bari e Bolzano (entrambe a +2,5%); agli ultimi posti Ancona(+1%) Brescia e Milano (entrambe +1,3%).
Per il cosiddetto “carrello della spesa”, che comprende i beni alimentari, per la cura della casa e della persona, a luglio si registra una variazione nulla dal -0,7% di giugno, mentre i prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano dal +1,6% al +2%. Al netto degli energetici e degli alimentari freschi, comunque, l’inflazione si attesta al +0,6%, mentre quella al netto dei soli beni energetici al +0,4% (entrambe dal +0,3% di giugno). L’inflazione acquisita per il 2021 è al +1,6% (+0,8% per la componente di fondo).
Le associazioni dei consumatori hanno valutato le ricadute degli aumenti sui bilanci delle famiglie. L’inflazione a questi livelli si tradurrà in una “stangata vacanze” che, secondo il Codacons, sarà di 584 euro annui per la famiglia tipo, mentre l’Unione consumatori stima un +691 euro per una coppia con due figli.
Per l’Unione Nazionale Consumatori il trofeo delle città più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita va a Bolzano, che, pur avendo “solo” la terza inflazione annua più alta d’Italia, +2,5%, ha la maggior spesa aggiuntiva pari, in media, a 795 euro annui, che diventano 1.122 euro per una famiglia di 4 componenti. Al secondo posto Reggio Emilia, dove il rialzo dei prezzi record, +2,7%, determina un incremento di spesa pari a 721 euro per una famiglia media, 1.009 euro per una di 4 persone, incalzata da Bologna, dove il +2,2% (la quinta inflazione più alta) genera una spesa supplementare pari, rispettivamente, a 620 e 855 euro annui.
Trento, con la città con la seconda maggiore inflazione, +2,6%, si colloca in quarta posizione con +607 e + 902 euro, mentre Bari, con la terza inflazione, +2,5% (pari a Bolzano), grazie alla minor spesa per famiglia, resta in undicesima posizione con +522 e +671 euro. La città più virtuosa è Ancona, +1% l’inflazione da luglio 2020 a luglio 2021, pari a +227 euro per una famiglia media, +302 per una di 4 persone, al II posto Brescia (+1,3%, +357 euro, +505 euro) e al III Torino (+1,4%, +364, +515).
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