Monte dei Paschi di Siena e Banche Venete: due pesi, due misure

La politica italiana (soprattutto il PD) si sbraccia per il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena che è già costato 17 miliardi ai contribuenti, mentre per Pop Vicenza e Veneto Banca il grosso dell’onere è ricaduto su azionisti e obbligazionisti. 

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monte dei paschi

Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS) versus Veneto Banca e Popolare di Vicenza: due pesi e due misure, dove emerge un PD che sta facendo il diavolo a quattro per evitare il fallimento del MPS, mentre per le due banche venete non ha praticamente mosso un dito, lasciando i due istituti di credito veneti al loro triste destino squassando la vita finanziaria di molti risparmiatori e, soprattutto, di molte aziende del territorio che solo ora si stanno risollevando.

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Il PD in cuor suo ha sempre avuto una dannata voglia di banche (ve lo ricordate quel clamoroso “Abbiamo una banca” profferito da Piero Fassino, nel 2005 segretario del PD, beccato nel corso di un’intercettazione telefonica con il leader di Unipol – la compagnia assicurativa tradizionalmente appartenente alla galassia dell’economia “rossa” -, Giovanni Consorte, in merito alla scalata di BNL?), ma di qui a fare gli straordinari per salvare una banca locale come Monte dei Paschi, già costata ai contribuenti italiani la bellezza di circa 17 miliardi di euro negli ultimi cinque anni ce ne corre, anche se, capiamo, che in lizza c’è il seggio alla Camera di Siena e circondario lasciato libero da un certo Pier Carlo Padoan, già ministro all’Economia del governo di Paolo Gentiloni, ora “in predicato” di essere assegnato (già, perché, salvo ribaltoni sempre possibili, ma improbabili, quello di Siena è uno dei collegi storicamente blindati a marchio PD) al neo leader Dem, Enrico Letta.

Poi, detto per inciso, agli occhi de “Lo Schiacciasassistride almeno un pochino, che a tirare le fila di tutta la vicenda ci sia sempre Padoan, ora assurto alla presidenza di Unicredit che, guarda caso, vuole acquistare dallo Stato proprio il Monte dei Paschi, opportunamente ripulito dalla zavorra costituita dai contenziosi in essere (circa 6 miliardi di euro) e dai crediti deteriorati (altri 4 miliardi circa), cui vanno aggiunti altri circa 2,4 miliardi di crediti fiscali che lo Stato regalerà all’acquirente Unicredit se il piano andasse in porto come è stato presentato, suscitando un vespaio di polemiche su cui il Parlamento vuole vederci giustamente chiaro.

Il dubbio arrovella anche il deputato azzurro, Dario Bond: «non vorrei che la campagna elettorale di Letta del prossimo autunno fosse pagata dai contribuenti, con il salvataggio in corner di Monte dei Paschi, per evitare di scontentare le migliaia di dipendenti diretti ed indiretti della banca senese, da sempre gestita da una consorteria locale di potere tutta di marca esclusivamente PD». Già, difficile dargli torto, stando a quanto finora accaduto.

Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.monte dei paschi

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