Dopo tanta fruizione da remoto, anche “Musica con le Ali” – una realtà di patronage artistico che sostiene e promuove i migliori talenti italiani della musica classica – ha ripreso i concerti dal vivo, per la nuova stagione nelle sale Apollinee del Teatro La Fenice di Venezia.
Un affiatato e brillante duo – Gaia Gaibazzi al clarinetto e Giovanni Bertolazzi al pianoforte – si è esibito a “Musica con le Ali” in un programma di autori ottocenteschi, tutti molto conosciuti (Camille Saint-Saens, Robert Schumann, Felix Mendelssohn), fatta eccezione per il danese Niels Grade. Costui, avendo vissuto per un periodo a Lipsia, venne a contatto sia con Schumann, che lo apprezzò, sia con Mendelssohn, che lo sostenne. Insegnante al Conservatorio della città tedesca, divenne assistente di Mendelssohn e gli successe alla morte, nel 1847, come direttore del Gewandhaus. Forse influenzato dall’omonima composizione di Schumann, scrisse nel 1864 Fantasiestucke, op. 43, per clarinetto e pianoforte, che ha aperto la serata fenicea.
Suddiviso in quattro movimenti (Andantino con moto; Allegro vivace; Ballade; Allegro molto vivace), in esso risuonano echi di canti popolari danesi, in un tono romantico del tutto personale, che oscilla tra sentimenti idilliaci e appassionati. È stato ben interpretato dal duo, che ha alternato momenti lirici e ritmici, superando con autorevolezza le insidie nascoste, soprattutto nel movimento conclusivo, in uno spartito all’apparenza non difficile.
A seguire, la Sonata in Mi bemolle maggiore, op. 167 (1921) di Saint-Saens, una delle ultime opere dell’Autore: è la seconda delle tre Sonate composte per strumenti a fiato (le altre due sono la Sonata per oboe, op. 166 e la Sonata per Fagotto, op. 168). Anche questa, allo stesso modo della precedente, si sviluppa in quattro movimenti e già nel primo (Allegretto) si ascoltano episodi virtuosistici del clarinetto, con difficoltà felicemente superate dalla brava e concentrata Gaia Gaibazzi. E’ una musica che a tratti ricorda il tema centrale di “Nuovo cinema Paradiso”, come se narrasse una storia che ognuno può scegliere a suo piacere, per seguire un tema, che si evolve in maniera molteplice. Assai più giocoso il successivo “Allegro animato”, mentre nel “Lento” il suono del clarinetto si fa più grave. Accattivante l’arpeggio solitario del pianoforte, che lancia una specie di lamento a suono acuto da parte dello strumento a fiato, prima di una conclusione a suono dolce, e se si può dire, in forma bachiana. Quasi pirotecnico il movimento finale, “Molto allegro”, con il clarinetto velocissimo in una specie di cadenza, grazie all’utilizzo della respirazione circolare.
Detti in origine “Soireestucke”, i Tre pezzi di Fantasia, op. 73, di Schumann rappresentano un unico brano, diviso in tre sezioni contrastanti, attraverso un percorso che accelera progressivamente il tempo e accresce la tensione da una sezione all’altra. Dal lirismo iniziale – Zart und mit Ausdruck – si passa ad una sezione centrale più mossa – Lebhaft, leicht – e poi allo slancio conclusivo – Rasch, mit Feuer -, maestoso, marziale, anche se il fuoco non l’ho proprio avvertito.
A questo punto, Gaia Gaibazzi esce di scena, lasciando interpretare a Giovanni Bertolazzi le “Variations Seriéuses” per pianoforte, op. 54 di Mendelssohn. Sono 17 variazioni, alcune senza titolo, basate su di un tema calmo e pensoso, sul quale il musicista costruisce con molta abilità una serie di situazioni tecniche ed espressive. Belli, sia i momenti delicati, sentimentali ma mai dolciastri, sia quelli, stavolta sì, infuocati e, soprattutto, il “Presto finale”, fortemente passionale e percussivo.
Assai apprezzato, con momenti solistici, sia del clarinetto, che del pianoforte, il brano conclusivo, la “Sonata in mi bemolle maggiore MWV Q15”, di Mendelssohn, scritta a soli 15 anni. È il pezzo più lungo del programma (dura più o meno 23 minuti) ed è suddiviso in quattro movimenti – dall’Allegro vivace che inizia con un andamento lento del pianoforte all’Allegro molto finale, con il tema esposto dal clarinetto e ripetuto similmente dal pianoforte, seguendo lo schema “tema e da capo”. È una genuina musica da camera, forse la più complicata di tutto il concerto, come traspare dalla concentrazione e dall’intensità profusa dal duo.
Applausi e richiami ripetuti non riescono ad ottenere il consueto bis, anche se è da sottolineare che il concerto, impegnativo e lungo, è durato ottanta minuti senza intervallo, come spesso succede in questa età pandemica.
“Musica con le Ali” riprende il 9 settembre con un duo femminile – Caterina Isaia al violoncello e Clarissa Carafa al pianoforte – che proporrà una serie di composizioni di Luigi Boccherini, Johannes Brahms e David Popper.
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