Gli accordi sulla mitigazione delle emissioni clima alteranti raggiunti al G20 di Napoli sembrano essere un boomerang per l’economia europea, specie se si considera l’abissale differenza di prezzo (quasi otto volte) esistente tra il costo dell’emissione di una tonnellata di CO2 nel Vecchio continente, pari a 60 dollari, con quello della Cina, pari a soli 8 dollari. Non occorre essere fini economisti per vedere che una simile differenza di costo rischia di mettere definitivamente fuori competitività la manifattura europea, che già ora combatte con costi di produzione decisamente superiori a quelle della Cina e di tutto l’areale indocinese.
“Lo Schiacciassassi” non riesce a capire dove sia il successo di un simile accordo dichiarato dal ministro alla Transizione ecologica,Roberto Cingolani, anche in considerazione di un piano europeo per il clima (Fit for 55”) che sembra fatto apposta per sopprimere interi settori manifatturieri ad alta intensità di manodopera, come quello automobilistico, con l’annunciata messa fuori legge entro il 2035 dei motori a combustione interna a favore dell’elettrificazione spinta che non riduce affatto l’inquinamento totale, limitandosisemmai a spostarlo da una parte all’altra.
Già oggi l’Europa è una delle realtà energeticamente più efficienti del mondo sviluppato, con un apporto del 9% circa al totale delle emissioni globali, decisamente meglio degli Usa (circa il 14%), quando realtà come la Cina è responsabile di oltre il 25% del totale globale e l’India di circa il 7%.
Volere fare a tutti i costi i primi della classe non è un successo ma un boomerang da parte di una classe politica poco accorta e, soprattutto, poco lungimirante, destinato a tornare indietro rapidamente con tutta la sua forza in termini di disoccupazione, riduzione di competitività e di capacità manifatturiera a tutto vantaggio dalle importazioni “dopate” dall’Oriente.
È questa l’Europa che si vuole realizzare dalle parti di Bruxelles?
Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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