Vaccinazioni e riforma della giustizia: zampata di Draghi su Salvini e Conte

Il premier mette in riga i due discoli della maggioranza di governo assumendo un ruolo sempre più politico che tecnico. 

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Il premier Mario Draghi ha perso la pazienza verso i discoli del suo governo, tanto da provvedere a rimetterli in riga piuttosto rudementee in modo del tutto inaspettato da parte dei due protagonisti.

Draghi non ne può più dei capricci di Matteo Salvini e del neo leader grillino Giuseppe Conte. Al primo, richiamato sulla sua tendenzaa vellicare i “No vaxha ricordato brutalmente che «l’invito a non vaccinarsi è un invito a morire», presentando una serie di provvedimenti per cui, di fatto, scatta l’obbligo strisciante di vaccinazione per ottenere il “Green pass” al fine di potere fruire i servizi pubblici e culturali. Detto incidentalmente, dopo settimane di tira e molla, pare che anche il Capitano abbia posto il braccio all’ago salvifico.

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Semmai, sarebbe stato bello vedere completato il cambio di passo, prendendo di petto la questione della prevenzione attiva dal Covid-19 che ha rialzato la testa, imponendo per tutti la vaccinazione, senza farlo in modo strisciante, riservando la fruizione di tanti servizi pubblici solo ai vaccinati (o a coloro che hanno subito il Covid). Ma per una politica pavida mai come quella odierna sarebbe stato probabilmente troppo.

Altra botta Draghi l’ha sferrata nei confronti di Conte che aveva caratterizzato il suo ritorno nella politica attiva da leader grillino puntando a bloccare la controriforma della riforma dell’ex ministro grillinoFoFòBonafede che aveva cancellato la prescrizione, esponendo gli italiani, specie in ambito penale, ad una sorta di “fine processo mai”. Le velleità di Mr. Pochette sono state stoppate con la richiesta della fiducia sulla riforma Cartabria, mettendo una pietra tombale sulle richieste di cambiamento. Di fatto, un’altra delle bandiere sempre più sfilacciate del M5s s’appresta all’inglorioso ammainamento.

Lo Schiacciasassiattende con curiosità i prossimi fatti della politica, con un’estate che si preannuncia calda non solo per questioni di stagione: Draghi dimostra di volere tenere fede al suo programma d’insediamento e di instradare al più presto le riforme pattuite con la Commissione europea in cambio dell’erogazione dei 210 miliardi di euro di aiuti, disposto a passare sopra alle ammuine partitiche. Di fatto, Draghi sta passando rapidamente da un ruolo di mero tecnico salvatore della Patria ad uno di fine politico finalmente decisionista, capace di cancellare anni, lustri di malapolitica inconcludente.

Forse è la volta buona che lo Stellone italico torni a brillare di luce propria.

Intanto, ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.draghi

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