Il lago di Garda, il maggior bacino di acqua dolce d’Italia e uno dei maggiori d’Europa, subisce ancora gli attacchi degli scarichi fognari selvaggi, con numerosi casi di inquinamento da colibatteri rilevati dalla campagna 2021 condotta dalla Goletta dei Laghi di Legambiente.
Su un totale di 12 punti di rilevazione, tutti sulle sponde bresciana e veronese del lago di Garda, ben 5 località sono risultati inquinate, di cui 4 “fortemente”. Punti critici rilevati in prossimità di canali e foci, i principali veicoli con cui l’inquinamento microbiologico, causatoda cattiva depurazione o scarichi illegali, arriva nei laghi.
Sulla sponda bresciana, tre su sei i punti critici individuati: la località Le Rive a Salò, dove dai prelievi effettuati alla foce di un canale nei pressi della spiaggia le acque sono state giudicate “fortemente inquinate”, la località Porto nel comune di Padenghe sul Garda, con i prelievi alla foce del torrente nelle vicinanze del porto sono stati classificati come “fortemente inquinati”, e l’Oasi San Francesco del Garda(classificato Monumento naturalistico regionale) alla foce dell’omonimo rio, che per le prima volta risulta “fortemente inquinato”, mentre per quello di Padenghe si ripete ormai da 5 anni e quello di Salò è la terza volta (2021, 2020 e 2017).
Sulla sponda veneta, dei sei punti di prelievo due sono risultati inquinati (entrambi nel comune di Lazise): uno ha ricevuto la “bandiera rossa”, alla foce del torrente Bosca, e un altro è stato definito “inquinato”, nei dintorni della foce del torrente Marra.
«La missione di Goletta dei Laghi nel Garda orientale – ha detto Luigi Lazzaro, presidente Legambiente Veneto – resta sempre quella di non abbassare la guardia sulla qualità delle acque, cercando di rilevare le fonti di criticità che per questo ecosistema lacustre continuano a presentarsi con ciclica puntualità. Serve un cambio di passo da parte delle amministrazioni locali per risolvere e punire irregolarità e scarichi illeciti».
«E’ dal 2006 che con Goletta dei Laghi monitoriamo le criticità dei laghi lombardi – dice Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – una condizione questa che ci ha permesso di mettere in luce i punti deboli e spostare l’attenzione dalla balneabilità delle acque al loro disinquinamento. Anche in un lago come il lago di Garda assistiamo a situazioni cronicizzate che stentano ad essere risolte. Il tema del risanamento delle acque, soprattutto in provincia di Brescia, è centrale per risolvere una delle tante criticità che permangononel Bresciano. I fondi del Pnrr dedicati alle acque possono aiutare questo percorso. Importante è agire prendendo in carico i problemi e cercando le giuste soluzioni, senza spostare nel tempo la salvaguardia di un bene prezioso come l’acqua».
Sulla sponda trentina, anche se non toccata dalle indagini della Goletta dei Laghi, preoccupa la situazione del depuratore di Arco, struttura datata e ormai non adeguata a sopportare il carico di fogne da trattare, con il risultato che, specie in caso di pioggia, sono frequenti gli scarichi di fogna non trattata direttamente nel fiume Sarca a poche centinaia di metri dalla sua foce nel lago di Garda.
Ad essere preoccupati non sono solo gli operatori turistici che rischiano la sospensione della balneabilità delle spiagge di Arco e di Torbole, ma anche gli agricoltori che denunciano le tante, frequenti fuoriuscite di fogna dai pozzetti d’ispezione del collettore che attraversa le campagne, creando pozze nauseabonde che poi ammorbano anche le abitazioni limitrofe.
Una situazione, quella del depuratore di Arco, nota alla provincia di Trento, ma che negli ultimi anni è stata pressochè immobile, senzanemmeno provvedere alla realizzazione di un rimedio rapido come una vasca di accumulo delle punte di carico per evitare gli sversamenti nel fiume Sarca e poi nel lago di Garda in attesa dei lavori di adeguamento e potenziamento del depuratore attuale.
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