Caos digitale terrestre, crescono le proteste degli operatori televisivi

Aeranti-corallo: «spegnimento unico nel 2022 o tv locali muoiono». Confindustria Radio Tv: «va rinviato». Il cambio di standard trasmissivo potrebbe liberare dal giogo del canone TV in bolletta coloro che non adeguano il proprio televisore. 

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È sempre più in salita la strada che porta allo spegnimento del segnale televisivo digitale terrestre trasmesso a standard Mpeg2 a favore del più efficiente Mpeg4 e crescono le proteste degli operatori televisivi, specie di quelli delle piccole emittenti locali, i più penalizzati.

Ad inizio di giugno erano state inviate due lettere a Mise e al ministro Giorgetti da parte di Confindustria radio-tv a chiedere di ripensare la il calendario dello spegnimento per gli evidenti ritardi sia nell’aggiornamento degli apparecchi da parte dei cittadini (bonus governativi a rilento) sia nell’assegnazionedei nuovi diritti di uso delle frequenze agli operatori di rete. Ora si aggiunge il grido di allarme di Aeranti-Corallo, la maggiore associazione di categoria dell’emittenza locale che rappresenta 600 imprese radio-tv.

Per il coordinatore Aeranti-Corallo, Marco Rossignoli, «è tecnicamente impossibile attribuire le numerazioni Lcn ai Fsma locali in tempo utile per l’avvio della transizione del digitale terrestre nel Nord Italia (prevista dalla roadmap nella finestra temporale 1° settembre31 dicembre 2021). E poi ci sono i tempi per il completamento delle assegnazioni dei nuovi diritti di uso delle frequenze ai nuovi operatori di rete (che destineranno l’intera capacità trasmissiva dei propri mux alla diffusione di contenuti di Fsma locali) e i tempi per la realizzazione materiale delle relative reti».

Per Aeranti-Corallo a settembre 2021 è praticamente impossibile iniziare con lo spegnimento della decodifica Mpeg2 dell’attuale digitale terrestre in favore del più avanzato Mpeg4 che rappresenta la prima fase del passaggio alla nuova tv digitale. Una fase che, come da calendario, dovrebbe riguardare principalmente le tv locali a partire dal Nord Italia.

La soluzione proposta da Rossignoli è un passaggio simultaneo alla tecnologia DVBT-2 sull’intero territorio nazionale, sia dell’emittenza televisiva locale che di quella nazionale, tra aprile e giugno 2022 o addirittura tra settembre e dicembre 2022, se ne emergesse in sede europea, la fattibilità. La corsa allo spegnimento nasce dall’imposizione fatta a suo tempo all’Italia dall’Unione europea per liberare la frequenza 700 mHz per destinarla alle trasmissioni telefoniche 5G entro il 30 giugno 2022. Un diktat che ha costretto l’Italia alla migrazione su nuove frequenze le oltre 400 emittenti locali che rappresentano «un unicum in Europa e uno straordinario esempio di pluralismo e di prossimità alle persone», afferma Luigi Barelli, presidente di Aeranti-Corallo.

Lo spegnimento unico, secondo Rossignoli, permetterà di avere più tempo per l’espletamento dei passaggi preliminari e incentiverebbe anche l’utenza «all’acquisto dei nuovi televisori e dei nuovi decoder idonei alla ricezione DVBT2-HEVC, al fine di poter continuare a ricevere l’intera offerta televisiva terrestre». Per Rossignoli, «un conto sarebbe veder sparire le televisioni locali regione per regione, un’altra vedere lo schermo andare a nero».

Contemporaneamente, spiega ancora il coordinatore di Aeranti-Corallo, «occorrerebbe prevedere ulteriori forme di contribuzione per il sostegno all’acquisto dei nuovi decoder e televisori. Riteniamo, comunque, imprescindibile – aggiunge Rossignoli – che il passaggio avvenga direttamente al formato Dvb-T2 senza alcun passaggio intermedio alla tecnologia Mpeg4. Sarebbe, infatti, incomprensibile un doppio passaggio tecnologico a distanza di poche settimane. In ogni caso sarebbe inaccettabile una prosecuzione delle trasmissioni con l’attuale tecnologia DVBT-Mpeg2 in quanto in tal modo gli spazi trasmissivi per l’emittenza locale verrebbero ulteriormente ridotti in modo molto rilevante, con ogni evidente conseguenza. La riduzione delle frequenze delle tv locali è stata prevista sul presupposto che sarebbe stata adottata una nuova tecnologia capace di aumentare la capacità trasmissiva di ogni frequenza. Se la capacità trasmissiva di una frequenza restasse quella attuale il ridimensionamento del comparto locale sarebbe inevitabile».

Il problema ulteriore, in questa situazione alquanto confusa del passaggio di standard trasmissivi del digitale terrestre, è che tutte queste considerazioni al momento rimangono lettera morta perché, spiega ancora Rossignoli, «al momento non c’è interlocuzione col governo: il tavolo Tv 4.0 non si riunisce da oltre sei mesi e deve essere nominato un nuovo direttore generale Dgscerp».

Per questo da Aeranti-Corallo ritengono «necessario che il Governo faccia al più presto chiarezza sulla tempistica e sulle modalità della transizione alla luce di tutte le suddette criticità al fine di permettere alle imprese televisive locali di organizzarsi al meglio per affrontare il passaggio al digitale televisivo terrestre di seconda generazione».

Da parte sua, Confindustria Radio Televisioni aveva lanciato al governo l’appello a rimandarel’appuntamento con il cambio di codifica di trasmissione del segnale televisivo terrestre, anche alla luce dello scarso successo registrato dal bonus di 50 euro sull’acquisto di un nuovo decoder o di un nuovo televisore. Al momento sarebbero solo 430.000 i nuovi televisori acquistati e 83.000 i nuovi decoder. Un fallimento certificato dall’introduzione di un secondo bonus, questa volta da 100 euro e senza limite di Isee, che attende il decreto del Mise per essere sbloccato.

«Si chiede di eliminare l’obbligo di abbandono totale dei vecchi standard introducendo una flessibilità legata alla diffusione dei nuovi apparecchi nelle case degli italiani – scrive il presidente di Confindustria Radio TV, Franco Siddi -. Ad oggi è ancora drammaticamente molto elevato e incomprimibile nel breve periodo il numero di apparecchi televisivi non idonei a ricevere la nuova Tv digitale».

Per questo le emittenti chiedono di rendere «maggiormente flessibile il processo di progressivo spegnimento delle tecnologie attualmente in uso» e di «eliminare l’obbligatorietà di dismissione dell’Mpeg2 su tutto il territorio nazionale a partire dal 1° settembre 2021».

In considerazione del fatto che sempre più gli spettatori costruiscono il loro palinsesto televisivo in modo autonomo, ricorrendo allo streaming tv, dei contenuti sul web e su altri dispositivi e canali a pagamento, il cambio di trasmissione potrebbe anche essere l’occasione per liberarsi dall’odioso giogo dell’imposizionedel canone televisivo nella bolletta elettrica. Se un cittadino è messo nelle condizioni di non potere ricevere più il segnale televisivo a causa di una decisione dello Stato e costui non si adegua cambiandotelevisore o acquistando un nuovo decoder perché fruisce di altri contenuti televisivi irradiati tramite altri canali, potrebbe legittimamente avvalersi della facoltà di essere esonerato dal balzello radiotelevisivo con un risparmio di oltre 90 euro all’anno.

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