L’Unione Europea vara la nuova politica agricola comune

Raggiunto l’accordo per la gestione del settore fino al 2027. De Castro: «missione compiuta». Dorfmann: «grandi opportunità per il settore». Procaccini: «garantire la tutela dei prodotti italiani». 

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Ucraina in Europa commissione ue

Le istituzioni europee del “Trilogo” – Commissione, Parlamento e Consiglio – hanno raggiunto un accordo complessivo sulla riforma della Politica Agricola Comune dopo un negoziato durato tre anni, tutt’altro che scontato e che vedrà l’entrata in vigore della prossima riforma l’1 gennaio 2023.

Secondo il commissario Ue all’agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski, «mi riempie di grande soddisfazione poter affermare che ce l’abbiamo fatta su alcuni punti avremmo potuto desiderare un risultato diverso, ma nel complesso penso che possiamo essere contenti dell’accordo che abbiamo raggiunto», auspicando che il Consiglio agricoltura e pesca approvi l’accordo nella riunione di lunedì e martedì a Lussemburgo.

«L’accordo di oggi avvia un vero e proprio cambiamento verso una Pac più verde ed equa – commenta il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans: dedicheremo più terreni agricoli alla biodiversità, ricompenseremo gli agricoltori che fanno il possibile per il clima e la natura e più fondi affluiranno alle piccole aziende agricole. Non è perfetto, ma è comunque un grande passo nella giusta direzione».

Per il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, «con l’accordo sui piani strategici nazionali si va verso la riforma della Pac per consentire la programmazione degli investimenti nelle aziende agricole italiane per una spesa di circa 50 miliardi da qui al 2027».

«È fatta: dopo quasi 24 ore ininterrotte di negoziato tra Parlamento europeo, presidenza di turno portoghese del Consiglio, e Commissione, siamo riusciti a trovare un accordo politico sulla riforma della Politica agricola comune che accompagnerà i nostri agricoltori, e tutti i cittadini europei fino al 2027. Un accordo nel segno della sostenibilità economica, ambientale e sociale senza precedenti nella storia della Pac» afferma Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo.

Per De Castro «siamo partiti da una proposta vaga, che rischiava di portare alla rinazionalizzazione di una politica che è stata cemento della costruzione europea: grazie al nostro lavoro di questi mesi, siamo riusciti a salvaguardarne la dimensione comune, evitando distorsioni di concorrenza tra agricoltori di differenti Stati membri. Abbiamo rimesso al centro il ruolo delle regioni, che continueranno a essere un attore principale nella redazione dei Piani strategici nazionali. Abbiamo finalmente inserito il terzo pilastro della politica agricola – sottolinea De Castro – quello sociale: d’ora in poi la Pac non finanzierà più gli agricoltori che non rispettino i diritti dei propri dipendenti, ponendo fine alla concorrenza sleale verso la stragrande maggioranza degli imprenditori che invece si prende debitamente cura dei lavoratori».

Per l’eurodeputato Svp-FI Herbert Dorfmann «la riforma fa più attenzione all’ambiente e questa è un’opportunità per il nostro territorio. I nostri contadini di montagna sanno già cosa vuol dire produrre in maniera sostenibile e la grande percentuale di prati permanenti, la produzione integrata e l’incremento del biologico nelle colture intensive sono buoni prerequisiti per affrontare le nuove sfide».

Dorfmann ricorda che «la nuova Pac rappresenta una grande opportunità per l’Alto Adige. Durante la passata programmazione, Bruxelles ha infatti destinato ogni anno al Sudtirolo più di 150 milioni di euro, che hanno rappresentato un aiuto decisivo per molte aziende agricole di montagna».

Per gli europarlamentari di Fd’I-ECR, Nicola Procaccini, componente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, e il capo delegazione al Parlamento UE, Carlo Fidanza, «auspichiamo che l’accordo raggiunto sulla nuova Pac rappresenti un passo in avanti decisivo nella direzione da noi individuata, cioè una riforma equilibrata in grado di conciliare il rispetto per l’ambiente con le esigenze e la dignità delle imprese agricole del territorio. La nostra priorità è la difesa delle aziende e dei prodotti italiani, un obiettivo che vogliamo raggiungere senza il peso dell’estremismo ideologico che troppo spesso ispira i provvedimenti comunitari. E’ per questo che nei mesi scorsi abbiamo votato a favore dell’avvio dei negoziati con la Commissione UE sulla proposta della nuova Pac, garantendo certezze giuridiche agli agricoltori, così come richiesto dalle associazioni di categoria. Attendiamo ora di conoscere e valutare nel merito il contenuto dell’accordo raggiunto, per verificare che le criticità da noi rilevate all’interno del testo approvato siano stati risolti nei negoziati con il Consiglio Europeo. I finanziamenti garantiti dalla Politica agricola comune – sottolineano Procaccini e Fidanza – rappresentano una risorsa importante per le imprese agricole italiane, e quindi dell’intera economia nazionale, ma occorre fare in modo che a beneficiarne siano anche le piccole e medie aziende, oltre ai colossi del settore, nel rispetto della grande varietà e biodiversità della nostra produzione agricola».

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