L’Unione europea ripaga la Turchia per i suoi servizi di portierato

Von der Leyen sgancia sull’unghia altri 3 miliardi ad Erdogan per bloccare i flussi dei clandestini diretti in Europa. Scelta imposta dalla Germania che ad ottobre vota. Ma nulla per il fronte Mediterraneo. 

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Unione Europea

Ci risiamo: l’Unione europea ripaga nuovamente la Turchia per i servizi di portierato resi a Bruxelles ma, soprattutto, alla Germania, dove risiede la più ampia comunità islamica di origine turca, una Germaniadove ad ottobre si vota per il nuovo parlamento e per eleggere il successore di una Merkel che dopo 16 anni di cancelliere non si ricandida.

Per i servizi resi, Bruxelles paga ad Ankara la bella somma di 3 miliardi di euro che vanno ad aggiungersi ai 6 miliardi già erogati al sultano Erdogan negli anni scorsi. 9 miliardi spesi solo per tenere dei confini chiusi, oltretutto fuori del territorio europeo, senza alcun risultato concreto se non quello di essere sempre sotto la spada di Damocle, sotto ricatto di quello che il premier italiano Mario Draghi ha definito un dittatore.

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E come tutti i dittatori, Erdogan non si fa scrupoli di usare le armi a disposizione, riuscendo allegramente nel suo intento, complice un governo europeo pavido ed imbelle, con una Ursula Von der Layen che si dimostra epigona se non peggiore di una certa Federica Mogherini, pupilla Dem e meteora dell’euroburocrazia. La questione che preoccupaLo Schiacciasassi” è che con i pagamenti a piè di lista, specie in caso di tariffe molto onerose come nel caso di specie, non si risolve il problema, ma lo si aggrava nel tempo.

Eppoi, che dire del fatto che l’Unione europea è scattata sull’attenti al diktat tedesco (con tanto di stramedella questione del rispetto dei diritti civili ed umanitari che a Bruxelles si brandiscono nei confronti di una democrazia come quella ungherese ma che si nascondono sotto il tappeto per l’autocrazia turca), ma nulla è stato fatto per il confine orientale e, soprattutto, per quello meridionale Mediterraneo, che vede Italiae Spagna in prima fila con l’invasione quotidiana dei barconi carichi di aspirantirisorse”? Per questi la risposta arrivata da Bruxelles è stato il solitoArrangiatevi!”.

Insomma, sul tema dell’immigrazione serve un deciso cambio di passo, perché non è immaginabile che l’Unione Europea possa accogliere indistintamente milioni di persone che cercano soprattutto un migliorefuturo economico. Piuttosto, serve una seria politica estera europea – che a Bruxelles latita da lustri – e una strategia a medio lungo termine per accompagnare lo sviluppo e la crescita dei paesi da dove si origina l’emigrazione. Tutti avrebbero da guadagnarsi, gli europei per primi.

Ecco come la matita graffiante di Domenico La Cava interpreta la questione.Unione Europea

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