Scandalosa Microsoft, zero tasse in Irlanda su 315 miliardi di profitti in Europa nel 2020

Eclatante risultato, impossibile per una comune Partita iva, grazie al domicilio fiscale dell’azienda alle Bermuda.

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tasse zero

Come è possibile fare un fatturato 2020 di ben 315 miliari di dollari, oltre 50 miliardi di utile e pagare zero tasse? Operazione impossibile per qualsiasi Pmi o Partita Iva italiana, ma possibile per un colosso del digitale come Microsoft Europa, domiciliata in Irlanda ma con sede fiscale al caldo nel paradiso delle Bahamas.

Alla vigilia del G7 britannico il confronto fra Usa e Paesi europei sui privilegi e l’elusione fiscale dei giganti americani del digitale non mancherà di riproporsi.

La sussidiaria irlandese di Microsoft, controllata dal colosso di Bill Gates, nell’ultimo anno ha realizzato un profitto record pari a 314,7 miliardi di dollari, pagando zero tasse in Irlanda poiché risulta residente ai fini fiscali alle Bermuda (dove peraltro non ha alcun dipendente).

Il dato è tratto dai bilanci ufficiali pubblicati dalla stessa azienda, leader mondiale del software. I profitti di Microsoft Round Island One siano letteralmente esplosi negli ultimi 12 mesi, rispetto ai 10 miliardi scarsidel 2019.

Un bilancio, quello delle attività in Europa di Microsoft, non lontano dall’ammontare dell’intero Pil nazionale 2020 del governo di Dublino, pari a 357 miliardi di euro, ossia 437 miliardi di dollari.

Se non si risolve rapidamente e una volta per tutte la questione dell’elusione fiscale garantita ai grandi gruppi globalizzati ma di fatto impedita a gran parte della rimanente economia, ad iniziare dalle Pmi e dalle Partite Iva tassate mediamente con oltre il 50% dei loro fatturati non si riuscirà ad avere una reale paritàdi concorrenza ed equità fiscale: tutti bravi pagando zero tasse su fatturati mostruosi applicare politiche commerciali fortemente competitive, impossibili da contrastare per chi è tassato per oltre il 50%.

Più di preoccuparsi dei fenomeni dell’alteramento climatico per rifarsi una verginità limitata alla loro immagine, realtà come Amazon, Apple, Microsoft, Google, Facebook e molti altri dovrebbero piuttosto preoccuparsi degli stupri economici perpetrati con premeditazione ai loro concorrenti.

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