Autostrade, i Benetton brindano alla liquidazione miliardaria da parte dello Stato

E i cocci sono dell'acquirente: Cassa Depositi e Prestiti si accolla il debito per circa 9 miliardi e circa 3,4 miliardi per gli indennizzi della tragedia del Ponte Morandi di Genova. 

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Sull’uscita del gruppo Benetton dalla proprietà di Autostrade per l’Italia emergono dubbi circa l’effettiva convenienza da parte dello Stato nell’essere subentrati per il tramite di Cassa Depositi e Prestiti con un esborso di oltre 9 miliardi di euro.

Dubbi che riguardano aspetti non ancora chiari, come quello dei debiti del gruppo Autostrade – circa 9 miliardi di euro – che paiono trasferiti in blocco al nuovo proprietario, così come gli indennizzi per la tragedia del ponte Morandi a Genova, pari a 3,4 miliardi. Poi, secondo altri, sul piatto c’è da mettere un piano straordinario di investimenti per fronteggiare le manutenzioni ordinarie e straordinarie che sotto la gestione Benetton sono stati fortemente rallentati per ampliare l’utile del gruppo e, a cascata, il dividendointascato dalla proprietà.

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Chi esce con una credibilità ancor più azzerata – come se i fatti del recente passato non l’avessero già fatto – sono i maggiorenti del Movimento Cinque stelle, da Luigi Di Maio all’ex ministro Danilo Toninelli, che hanno fatto il diavolo a quattro per rimuovere i Benetton dalla gestione della concessione, salvo essere stati proprio loro a coprirli di denaro per rilevare Autostrade. Insomma, un autodafé nel pieno stile grillino.

Il problema di fondo sta nel sistema delle concessioni italiane, dove lo Stato continua a prorogare in capo agli stessi concessionari originali la gestione di tratte autostradali cedendo gli utili da pedaggio a privati, i quali puntano come strategia – legittima – di massimizzare gli utili e contenere le spese – ovvero le manutenzioni – quando la logica dello Stato potrebbe essere opposta. Di più: non si capisce perché alla scadenza delle concessioni l’infrastruttura realizzata e ampiamente ammortizzata dal concessionarionon torni nella completa disponibilità da parte del concedenteStato, magari abbassando il pedaggio o, meglio, liberalizzando la tratta interessata così come avviene in altri paesi europei ad iniziare dalla Spagna, che nel giro di un paio di anni ha liberalizzato oltre 1.000 km di tratte autostradali a pedaggio a concessioni scadute.

E’ proprio così difficile in Italia uscire dalla logica perversa di privatizzare gli utili e di pubblicizzare le perdite? Sarebbe bello saperlo.

Intanto, ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.autostrade

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