In questi giorni, la politica è alle prese con le candidature a sindaco delle varie amministrazioni cittadine che si dovranno rinnovare in una data compresa tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2021 e, al momento, dal cappello dei vari maggiorenti sembrano uscire, specie dalla coalizione di centro destra, solo emeriti “Signor Nessuno”.
Tra le varie città in lizza, Roma è sicuramente la piazza più prestigiosa e, contemporaneamente, la più rognosa, complice il lascito dei cinque anni di governo grillino stampellato dalle sinistre, sedimentato su almeno un altro ventennio di esperienze amministrative e gestionali poco edificanti.
Nella capitale il centro destra ha l’occasione storica di sovvertire gli schemi: invece di palleggiarsi candidature civiche con poco spessore e riconoscibilità da parte del pubblico e, peggio, con esperienza nulla o quasi nella gestione di un’amministrazione pubblica, perché non buttare il cuore oltre l’ostacolo, sparigliare le carte e candidare un personaggio di assobluto valore e riconoscibilità come Vittorio Sgarbi che, di par suo, si è già autocandidato alla guida dell’Urbe alla guida di Rinascimento ed è pure sperimentato nel rilancio di enti locali (è stato già sindaco di San Severino Marche, Salemi e di Sutri, dove è ancora in carica) e strutture culturali complesse?
La candidatura di Vittorio Sgarbi a sindaco di Roma avrebbe dalla sua parecchi punti a favore, ad iniziare dalla sua notorietà e dalla sua capacità di non guardare in faccia a nessuno, di tirare dritto per la sua strada, di mandare direttamente a quel paese quelli che fanno melina. Genio e sregolatezza, potrebbe coalizzare attorno alla sua figura il consenso popolare verso il centro destra (gli ultimi sondaggi sulla città lo danno in vantaggio sul centro sinistra: 43% contro 40%) e, soprattutto, dare una visione strategica alla Capitale che negli ultimi lustri è pesantemente mancata, con tutte le amministrazioni soffocate dalla gestione del “giorno-per-giorno”.
Con Vittorio Sgarbi sindaco, Roma potrebbe ad un tempo diventare caput Italiae e caput Orbis, capitale d’Italia e capitale del Mondo. Uno Sgarbi alla guida del Campidoglio avrebbe il vantaggio di scuotere dalle fondamenta le incrostazioni sedimentate nella gestione della città, rilanciando il commissariamento di settori strategici dei servizi pubblici (a partire dall’igiene pubblica, nettezza urbana, trasporti e manutenzione degli spazi pubblici) per superare le sabbie mobili della politica inconcludente e delle pastoie burocratiche, oltre a delineare un progetto di medio termine di fare Roma capitale della cultura mondiale, valorizzando il suo indiscutibile patrimonio storico e culturale, spesso in stato di abbandono, facendone finalmente la vetrina del Paese migliore, facendola assurgere a capitale del mondo sviluppato e moderno invece che del Quarto Mondo com’è invece oggi complice il degrado dilagante.
“Lo Schiacciasassi” fa un’apertura di credito alla candidatura di Vittorio Sgarbi e sarebbe utile che anche i partiti della coalizione di centrodestra facessero altrettanto, soprattutto se, ad urne chiuse, non vogliono rimpallarsi le colpe dell’ennesima occasione perduta, frutto più della loro incapacità di visione e di buttare il cuore oltre l’ostacolo.
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Intanto, ecco come la matita graffiante di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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