La Cgil deve essere l’azionista di riferimento del ministro del Lavoro, il Dem Andrea Orlando, che si è fatto beffe degli altri componenti dell’eterogenea maggioranza che sorregge il premier Mario Draghi: alla chetichella, nonostante gli accordi presi nel pre-Consiglio dei ministri, Orlando ha prorogato il blocco dei licenziamenti fino alla fine di agosto 2021.
Apriti cielo! Della cosa ci si è accorti solo a cose fatte, quando è stato lo stesso Orlando ad annunciarlo in conferenza stampa dinanzi ad un Draghi esterrefatto. Il classico comportamento di un Pierino discolo che ha avuto come effetto di bloccare la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto “Sostegni” Bis e, con esso, l’erogazione della seconda rata dei contributi a fondo perduto a favore delle imprese e delle Partite Iva.
Di più: indiscrezioni dicono di un premier Draghi incavolato nero per il comportamento del suo ministro, che ha tenuto maggiormente in considerazione i desiderata della Cgil che chiede insistentemente il blocco dei licenziamenti fino a fine anno, piuttosto che quelli della maggioranza di governo.
Un comportamento che, a differenza delle richieste avanzate da Enrico “Stai Sereno” Letta di cacciare dal governo Salvini e la Lega, meriterebbe il classico calcio in culo al Dem, colpevole di un gesto che mina alla base un già delicatissimo equilibrio tra forze politiche con obiettivi e programmi politici tra loro agli antipodi.
Come se ne uscirà? La cosa più lineare e corretta sarebbe la riapprovazione del decreto “Sostegni” Bis da parte del Consiglio dei ministri opportunamente purgato della proroga del blocco dei licenziamenti, visto che si è dinnanzi ad una norma che non è ancora stata integrata nella sua validità con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Una procedura destinata a mettere sotto stretta tutela l’Orlando e le sue furbette “manine” per evitare danni maggiori alla maggioranza, che evidenzia ancora una volta di più che il perseguimento degli interessi generali da parte delle forze politiche che compongono il governo Draghi è molto parziale, anzi parzialissimo.
ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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