La sentenza della Corte di giustizia europea sul ricorso presentato dalla Commissione europea sul mancato pagamento delle tasse (250 milioni di euro) in Lussemburgo da parte di Amazon apre uno scenario dove, di fatto, tutti e 27 i paesi della Comunità europea sono autorizzati a farsi reciprocamente concorrenza fiscale.
Non più i soliti piccoli quattro stati (Lussemburgo, Olanda, Irlanda e Malta) a giocare con accordi fiscali di grandissimo vantaggio per le multinazionali che trasferiscono in questi paradisi fiscali comunitari la loro sede legale – senza la necessità di avere una sede effettiva con tanto di addetti e di produzione di beni o di servizi -: per “Lo Schiacciasassi” serve che ora i grandi paesi manifatturieri della Comunità inizino anche loro a fare concorrenza fiscale.
Non si può ulteriormente stare ad assistere inermi realtà che si ergono a paladini della morigeratezza della spesa pubblica altrui quando sono i primi a fare come – e peggio – gli pare in casa propria. Serve che anche l’Italia adotti una politica fiscale aggressiva che, da un lato, attiri la sede fiscale di aziende straniere e, dall’alto, premi con un consistente taglio delle tasse, tutte quelle imprese che non possono trasferire la loro sede legale in uno dei paradisi fiscali comunitari, subendo per intero una ingiusta concorrenza fiscale sleale da parte delle multinazionali.
Serve un gesto forte e rapido per schiodare la Comunità europea inducendola ad intraprendere una seria politica fiscale comune, dove nessuno possa fare sgambetti tributari al proprio vicino.
Ecco come la matita graffiante di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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