Fogne nel lago di Garda in Trentino: negli ultimi 5 anni scaricati oltre 16.000 metri cubi di liquami.

Il problema nel depuratore di Arco che con le forti piogge scarica nel fiume Sarca i reflui non trattati. Degasperi: «il problema si sta aggravando anche se nessuno è intervenuto».

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fogne nel lago di garda
La foce del fiume Sarca nel lago di Garda.

La parte trentina del lago di Garda ha un problema ricorrente di inquinamento da fogne: in caso di forti piogge, sempre più frequenti, il depuratore del Linfano di Arco che tratta parte dei liquami degli abitati dei comuni dell’Alto Garda va in crisi e scarica i liquami non trattati direttamente nel fiume Sarca a qualche centinaio di metri a monte della foce nel lago di Garda, talvolta in quantitativi così forti da imporre il divieto di balneazione sulle spiagge trentine.

Il fatto è stato reso noto dal consigliere provinciale di Onda Civica, Filippo Degasperi, a seguito della risposta ad un’interrogazione da parte dell’assessore all’ambiente, Mario Tonina. «Il problema si sta facendo sempre più grave e la Provincia guidata dalla Lega tarda nell’affrontare e risolvere la questione» commenta Degasperi, una situazione che ha forti ripercussioni anche sull’attrattività turistica della zona che fa della qualità e della balneabilità delle sue acque uno dei motivi di vanto e di promozione turistica in Italia e all’estero.

Secondo quanto afferma l’assessore Tonina nella sua risposta all’interrogazione, i territori dell’Alto Garda con i comuni di Nago-Torbole, Arco, Dro, Riva del Garda, Tenno e parte di quello di Fiavè, sono presidiati, per il trattamento dei reflui urbani, da tre depuratori in località Linfano, San Nicolò e Arena. «Gli impianti di San Nicolò e Arena – prosegue Tonina – sono interconnessi tra di loro e sono privi di scolmatori e pertanto tutta la portata in arrivo viene depurata biologicamente, con anche un trattamento terziario di filtrazione su tela, in modo da restituire al corpo idrico ricettore un’acqua priva di solidi sospesi».

Nella sua risposta, l’assessore della giunta guidata dal leghista Maurizio Fugatti scrive che negli ultimi 20 anni, l’impianto di Linfano ha scolmato per sovraccarico idraulico, 28.702 metri cubi di liquami non trattati nel Sarca e, di qui, nel lago di Garda. Il problema è che la situazione si è aggravata negli ultimi 10 anni. Considerando il periodo che va dal 2016 al 2020 tramite il fiume Sarca sono finite fogne nel lago di Garda per 16.745 metri cubi di liquami legati a 22 diversi sversamenti. Nel 2018 venne diramato anche un divieto di balneazione.

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Il depuratore del Linfano.

Secondo Tonina «il sovraccarico idraulico dell’impianto di Linfano è determinato esclusivamente dalle acque bianche che erroneamente confluiscono nella rete fognaria, soprattutto in occasione di eventi meteorologici”. Nel corso del 2020, i giorni di scarico diretto nel Sarca delle fognature non trattate sono stati 4 con uno sversamento di 8.696 metri cubi di liquami, livello più elevato in assoluto dal 2000. 

Anche se la Provincia tranquillizza circa la portata dell’inquinamento del lago di Garda per via dell’elevata diluizione dei reflui fognari, rimane il fatto che la situazione è molto delicata, specie per l’immagine turistica della zona, soprattutto se un caso di sversamento dovesse verificarsi proprio nel bel mezzo della stagione turistica, con il carico dei reflui fognari incrementato anche per il numero delle presenze turistiche. Dovere ricorrere al divieto di balneazione per inquinamento da colibatteri fecali sarebbe un clamoroso boomerang per il buon nome dell’Alto Garda trentino.

Secondo Degasperi, «il dato preoccupante è che negli ultimi 10 anni nessuno è intervenuto né la Provincia né i comuni sembrano aver posto in essere azioni in tal senso. Eppure il problema si sta aggravando, pertanto credo sia necessario aumentare i controlli e non accontentarsi che i parametri rilevati non superino i limiti consentiti dalla legge». Pena di trovarsi, malauguratamente, a surfare o a immergersi in acque non più cristalline.

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