Alitalia, un buco nero da 14 miliardi di euro

La compagnia di bandiera italiana in quarant’anni ha dilapidato un’ingentissima mole di risorse, complice anche amministratori poco capaci.

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Alitalia continua ad essere un buco nero finanziario, capace di attrarre e distruggere ogni centesimo di finanziamento che il socio pubblico inietta nelle sue fameliche casse: in quarant’anni di vita spesso ingloriosa, la compagnia aerea di bandiera ha inghiottito oltre 14 miliardi di euro e oggi è nuovamente al bivio tra fallimento e risorgimento, con quest’ultimo lo scenario finalmente meno sicuro, complice anche la Commissione europea che pare finalmente intenzionata a porre la parola fine ad una vicenda che ha goduto di fin troppe deroghe.

14 miliardi di spesa dei contribuenti per tenere in volo una compagnia decotta soprattutto nei suoi vertici, con molti di quelli che si sono susseguiti al suo timone capaci più di assecondare i desiderata dei rispettivi mandanti politici (leggasi gestione clientelare della società) che rispettare le logiche di un mercato dove altri vettori, a differenza di Alitalia, sono cresciuti macinando fior di utili. 

Ancor oggi, secondo alcuni calcoli, ogni passeggero che vola con Alitalia genera un deficit di 20 euro che viene scaricato sui contribuenti. E nonostante i continui ridimensionamenti del parco volo, le spese continuano a correre, specie quelle del personale, decisamente eccessivo, ma che fino ad oggi nessun politico ha mai avuto il coraggio di tagliare, preferendo il ripianamento dei costi a piè di lista a danno della collettività.

Come detto, forse ora si cambia: a chi protesta per il doppio pesismo europeo tra i vari vettori di bandiera in fatto di indennizzi pubblici causa la riduzione dei voli per la pandemia globale e la crescita dei debiti, con Alitalia che non può battere ulteriormente cassa, sarebbe meglio di suggerire di iniziare a trovare finalmente un altro lavoro: se già qualche anno fa si fosse fatta la scelta di erogare una maxi liquidazione a tutti coloro che volontariamente avessero abbandonato l’azienda, oggi la situazione non sarebbe così grave e i contribuenti avrebbero pure risparmiato.

E che dire del maxi jumbo usato acquistato da Alitalia ben oltre il suo valore di mercato da Ethiad e ristrutturato a peso d’oro dal governo guidato da Matteo Renzi per farne quello che le cronache hanno poi battezzato come “Air Force Renzi” che ora giace inutilizzato in qualche capannone dell’aeroporto di Fiumicino?

A chi sogna di utilizzare parte dei 209 miliardi di fondi europei per il rilancio dell’economia nazionale per iniettare ancora soldi in Alitalia, la risposta deve essere una sola: no grazie, abbiamo già dato. E se non fosse abbastanza chiaro, ci pensa la vignetta di Domenico La Cava ad essere più chiara.alitalia

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