Attorno alla compiuta applicazione dei contenuti del “Superbonus 110%” non accennano a placarsi le difficoltà che rischiano di frenare il pieno avvio di un volano strategico per l’economia nazionale che potrebbe contribuire non poco alla crescita del Pil.
Le difficoltà del provvedimento stanno tutte nell’eccesso di burocrazia e del mancato coordinamento con le norme previgenti, con il risultato di avere creato un coacervo di norme tra loro in contrasto e con il risultato di bloccare la partenza di molti cantieri.
Ancora una volta, la scarsa capacità dei legislatori nel proporre una norma ponderata e non raffazzonata si scontra con la realtà, dove i progettisti sono in oggettiva difficoltà a districarsi tra le norme e tra il livello di garanzie necessarie per accedere anche alla parte finanziaria del provvedimento. Dall’altra, oltre alle pastoie burocratiche che rallentano la messa a terra del provvedimento, ci sono pure le speculazioni sui materiali edili, molti dei quali rincarati anche del 50%, con il risultato di impedire la sostenibilità del preventivo da parte delle imprese proponenti che non riescono a “scaricare” i maggiori costi sui committenti.
«Il superbonus 110% può far ripartire l’economia e il settore dell’edilizia, rallentato ormai da un decennio. A patto però che si metta mano all’iter burocratico. Come è oggi, è troppo complesso e rischia di rendere inefficace il principio del bonus – afferma il deputato di Forza Italia Dario Bond. -Ho ricevuto diverse segnalazioni di cittadini e famiglie interessati a mettere mano alle loro abitazioni, sfruttando il “Superbonus 110%”. E ho parlato con diversi professionisti del settore, geometri e ingegneri. Quello che emerge con forza è che al momento ci vogliono mesi solo per avviare le pratiche. Anche 4-5 mesi, per chi decide adesso di fare lavori in casa. E i cantieri devono essere conclusi entro giugno 2023 per poter godere dei benefici economici previsti».
Per Bond «se non si mette mano all’iter burocratico, diventa difficile, una corsa contro il tempo per chi vuole sistemare casa, specie se si è in presenza di condomini. Tra l’altro, si tratta di un bonus che va in due direzioni estremamente utili: da una parte consente di riqualificare il patrimonio edilizio, senza consumo di suolo; dall’altra può davvero far ripartire l’edilizia e sbloccare un’economia che dopo il Covid ha estremo bisogno di ripartire».
«Bisogna quindi semplificare l’iter, introducendo alcune semplificazioni – segnala Bond -. Oppure agevolare il lavoro degli uffici comunali che devono verificare le condizioni di regolarità urbanistica – dove basta una piccola difformità per bloccare tutto – prima di poter avviare le pratiche; solo che oggi moltissimi Comuni non hanno una dotazione di personale adeguata per far fronte a tutte le richieste che arrivano. Soprattutto in montagna è necessario un trattamento diverso, per evitare speculazioni che potrebbero danneggiare il territorio: regole snelle, ma attente per una reale riqualificazione del patrimonio edilizio esistente».
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