Il giorno dopo le manifestazioni che baristi, ristoratori, Partite Iva in generale hanno organizzato nelle piazze di tutt’Italia il movimento spontaneo di #IoApro non sta con le mani in mano, anzi: «i sindacati di categoria non esistono più, pensiamo di fondare un movimento: ci sono duecentomila persone, tra imprenditori e dipendenti, che sono dalla nostra parte. Ieri a Montecitorio una delegazione ci ha promesso una “road map” sulle aperture e se questo non succederà torniamo in piazza, ma stavolta mobiliteremo 20.000 persone invece di 5.000».
Antonio Alfieri, gestore di tre locali nel territorio di Sassuolo – di uno probabilmente avviato al fallimento – e Umberto Carriera, ristoratore di Pesaro, sono tra i fondatori di #IoApro, la sigla che in meno di 4 mesi ha portato in piazza migliaia di commercianti sono decisi a rialzare le serrande nonostante i divieti stabiliti con provvedimenti privi di fondamento.
A gennaio scorso, Carriera, Alfieri e Mohamed El Hawi, altro ristoratore di Firenze, si sono conosciuti tra le condivisioni dei video di protesta su alcune chat e social. «Da allora abbiamo i dati di 70.000 attività nel nostro database, che aderiscono alle nostre iniziative. Continuiamo anche a ricevere lettere e telefonate» spiega Carriera.
«I sindacati di categoria non esistono più – aggiunge Alfieri -: sono inutili. Eppure tra micro imprese e indotto, dovrebbero rappresentare 12 milioni di persone, un terzo della popolazione. Dopo il seguito di gente che abbiamo avuto, in questi giorni stiamo ragionando sul da farsi». Confcommercio e Confesercenti sono avvisati.
L’idea dei “fondatori” di #IoApro è «creare un movimento popolare che non sia un copia e incolla degli altri partiti, ma che non sia populista» perché «bisogna restare aperti alla luce del sole, senza arrivare al trucco di tenere la gente all’interno con le serrande abbassate».
I leader della protesta spontanea delle categorie predicano disobbedienza civile, di «non pagare multe», assicurando tutela legale non solo ai colleghi, ma anche ai clienti: «ci sono pizzerie ormai dichiarate come mense, pur di poter lavorare e avere gente ai tavoli. Noi non vogliamo prendere in giro nessuno, vogliamo aprire rispettando le misure anti-contagio. Speriamo che questo governo non arrivi al punto di dover chiedere scusa, come già successo in Germania». Speranza, Lamorgese e Draghi sono avvisati.
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