Stati generali di Confcommercio Fipe Fvg: serve una data certa per le riaperture

Dalla Mora: «il calo medio del fatturato è stato del 30%, dobbiamo ripartire».

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Udine ha ospitato gli Stati generali di Confcommercio Fipe Friuli Venezia Giulia che si è svolta in modalità telematica con la partecipazione del direttore nazionale della Federazione italiana pubblici esercizi Roberto Calugi, alla presenza del presidente regionale di Confcommercio Giovanni Da Pozzo.

Per il presidente di Fipe Udine e consigliere nazionale, Antonio Dalla Mora, «non una protesta fine a sé stessa, ma un opportuno pressing sulle istituzioni regionali e nazionali per restituire certezze, a partire dalla data di riapertura dei locali, alla categoria che più di tutte ha subito i danni prodotti dall’emergenza sanitaria e conseguentemente economica da pandemia». Questa la sollecitazione rivolta dai pubblici esercizi regionali alla politica.

Dalla Mora ha sottolineato un dato di calo del fatturato medio a seguito della seconda e terza ondata del Covid-19 «pari ad almeno il 30% rispetto ai numeri pre-Covid». Una situazione che ha causato «problemi a cascata, dalla perdita di professionalità di addetti, che dopo mesi di disoccupazione guardano ad altre professioni, alla ridotta fidelizzazione di un cliente che da tempo non ha la possibilità di fare colazione, bere un caffè al banco, andare a cena». 

Dalla Mora, riconoscendo che nel passato c’è stato «un accesso troppo facile alla nostra professione, che ha determinato l’eccessiva presenza di aziende deboli, gestite da imprenditori non sempre all’altezza», ha sottolineato che ora la categoria «è pronta» ad una rivisitazione, ribadendo in conclusione la richiesta di Confcommercio Fipe a Governo nazionale e Regione, di «una data certa» per la riapertura: «vogliamo ripartire e lo faremo rispettando tutti i protocolli, come abbiamo sempre fatto. Non a caso, non esiste un solo studio che dimostri che i bar e ristoranti favoriscano la diffusione del contagio». Già, ma il governo Draghi continua sulla stessa linea del BisConte, tenendo inopinatamente chiusi tante, troppe attività imprenditoriali nella convinzione infondata che la pandemia possa diffondersi grazie alle attività aperte.

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