In Consiglio regionale del Trentino Alto Adige, l’ufficio di presidenza presieduto dal leghista Roberto Paccher ha pensato bene di estendere il beneficio (o, meglio, il privilegio) dell’erogazione del rimborso chilometrico riconosciuto ai consiglieri per le trasferte dal loro domicilio alla sede del Consiglio anche alle sedute con partecipazione da remoto.
Di fatto, chi non si reca materialmente nella sede fisica dell’Assemblea dell’Autonomia speciale avrà comunque il diritto altrettanto speciale, anzi, specialissimo di incassare il rimborso chilometrico.
Il colpo di mano è stato deciso dai partiti di maggioranza regionale presenti nell’ufficio di presidenza, dove Lega e Svp fanno la parte del leone. Un provvedimento da cui ha immediatamente preso le distanze il Pd: «il Pd del Trentino non è presente nell’Ufficio di presidenza e visto che di questa modifica non sono stati informati i capigruppo, il nostro gruppo non ne sapeva nulla – commenta la capogruppo del Pd Trentino, Sara Ferrari -. Questa decisione non ci rappresenta nel modo più assoluto, e ancora meno ci rappresenta oggi in una situazione di emergenza economica oltre che sanitaria e di così diffusa fragilità».
Da parte sua, il presidente leghista del Consiglio regionale tenta di metterci una pezza ad un buco che rischia di ingrandirsi ancora di più, specie per la scollatura tra la politica e la società che dovrebbe rappresentare. «Il provvedimento dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale Trentino Alto Adige in materia di partecipazione alle sedute non prevede alcun rimborso ai consiglieri regionali che partecipano alle sedute del Consiglio in modalità telematica – assicura (da buon assicuratore nella vita civile) il presidente del Consiglio regionale, Roberto Paccher -. Il regolamento prevede invece che i soli consiglieri che si recano presso la sede del Consiglio regionale di Trento o di Bolzano, per partecipare ai lavori, vengano considerati in presenza ed abbiano pertanto il trattamento previsto per la partecipazione alle sedute. Detto provvedimento esclude qualsiasi rimborso chilometrico a coloro che partecipano alle sedute dalla propria abitazione o da un luogo diverso da quello del Palazzo del Consiglio regionale di Trento o di Bolzano».
Sarà anche così, ma il rischio di furbetti è sempre in agguato. Meglio sarebbe stato che l’ufficio di presidenza si fosse avvicinato, invece di allontanarsi, alla società civile, dove la stragrande maggioranza dei lavoratori non percepisce alcun rimborso per le spese di viaggio da casa al luogo di lavoro. Di più: a rischio di scadere nella facile demagogia, a fronte di stipendi dei consiglieri regionali di oltre 10.000 euro al mese e considerata la situazione drammatica di ampie fasce della popolazione, avrebbero fatto meglio a cancellare uno dei tanti privilegi ormai antistorici di cui si è circondata la politica. Con buona pace delle assicurazioni del presidente Paccher impegnato a difendere la casta cui appartiene.
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