Continua (e non si ferma) la frana della Lega Trentina

L’addio della coppia Rossato-Demattè mette in luce il drammatico fallimento politico degli esponenti del clan Bisesti-Giuliani-Binelli-Fugatti. Di Gianfranco Merlin, esperto di analisi e comunicazione politica

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lega trentina Congresso Nazionale LNT 11 aprile 2010 alessandro savoi
Il presidente dimissionario della Lega trentina, Alessandro Savoi.

Come avevo predetto (sono o no Mago Merlino?), continua la frana nella Lega trentina con l’addio di altri due esponenti eletti (Katia Rossaro e Daniele Demattè) che vanno ad ingrossare le fila di Fratelli d’Italia. Frana che non è destinata ad arrestarsi almeno a breve, con il probabile addio di almeno un altro consigliere provinciale (la valigia pare già pronta) e di qualche consigliere eletto nei vari comuni, tutti con probabile destinazione Fratelli d’Italia, o altri lidi quasi che in Trentino stia diventando una Lega di quelle origini tanto frettolosamente annullata dal salvinismo e dal corso impresso dal clan trentino che la gestisce.

Il malessere nella Lega trentina che inizia a sfociare in azioni concrete sta tutto nel metodo di gestione del partito, dove chi non è ciecamente prono ai voleri del clan Bisesti-Giuliani-Binelli-Fugatti e del relativo cerchio magico. L’avvisaglia di questo metodo si è avuta nelle scorse settimane, con il degradamento di plotoni di militanti storici colpevoli solo di avere una coscienza critica e, come tale, di criticare la perdita dei valori che hanno portato alla nascita della Lega, trasformata di fatto, in Trentino, in una sorta di cerchio magico dove o sei con il clan o sei contro il clan. Non esistono mezze misure.

Un modo di fare che si è puntualmente tramutato nella gestione alla deriva della prima metà della legislatura provinciale, con la Lega trentina partito di maggioranza relativa forte di ben 14 consiglieri che via via ha perso pezzi, allontanando dapprima i migliori (colpevoli di fare ombra al Principe e alla sua consorteria di segretarie e di donne delle pulizie elevate di punto in bianco al governo del Trentino), per ora arrivare a perdere pure eletti trasmigrati ad altri lidi. Una situazione che fa rimpiangere altre stagioni del centro sinistra al potere.

Fa specie che pure un pasdaran dei social come la capogruppo Mara Dalzocchio, sempre pronta a commentare, bacchettare e rilanciare giudizi trancianti, non abbia vergato alcuna sillaba per richiamare ad un maggiore contegno il presidente del partito, quell’Alessandro Savoi che sempre via social ha bollato come “tr..oie” le due consigliere provinciali che sono passate a Fratelli d’Italia. Un appellativo che, se non rimosso e contrastato, finisce pure con riverberarsi anche sulla stessa capogruppo in quanto femmina. In serata, le dimissionispintanee” di Savoi dalla carica di presidente di partito, forse dovute alla solenne (e legittima) incazzatura da parte di Fratelli d’Italia, con il commissario trentino, Adolfo Urso, che ha preteso provvedimenti chiari e solenni per non mandare all’aria il governicchio Fugatti.

Da mesi chiedo personalmente al leader Matteo Salvini di interessarsi della situazione esistente nella Lega trentina ma con scarsi risultati, visto che fino ad oggi l’unica conseguenza è stata quella di togliere dal vertice della segreteria politica il giovane codino (e, incidentalmente, assessore con poco onore alla cultura, scuola e università) Mirko Bisesti che, più del partito, si è preoccupato delle sorti della mamma sua, tale Bruna Giuliani, imposta a capogruppo in consiglio comunale a Trento nonostante fosse stata sonoramente trombata dagli elettori, ripescata solo grazie alle dimissioni di un altro consigliere, giungendo pure a minacciare gli altri consiglieri comunali (compreso il Demattè appena approdato a Fratelli d’Italia) se i desiderata di mamma Giuliani non fossero stati esauditi. Un atteggiamento che in altri contesti non si esiterebbe a definire da despota che il commissariamento del partito con la figura di un altro fedelissimo salviniano come il novello don Abbondio, Diego Binelli, non è servito a sbloccare la situazione. Anzi, se possibile, l’ha pure aggravata, perché in un momento cosi critico ci sarebbe voluto un segretario con le palle per ricucire la situazione. Cose che al Binelli difettano grandemente.

Quali pronostici per il prossimo futuro da qui al 2023? Oltre alla perdita di altri pezzi della Lega, in Provincia come nei comuni, ora a rischiare grosso c’è pure il mantenimento della maggioranza in Provincia, che balla attorno al numero 18, troppo pochi per assicurare un termine tranquillo della prima e ultima esperienza di governo dell’Autonomia speciale della Lega. L’ago della bilancia sta in Fratelli d’Italia che con tre consiglieri provinciali è di fatto la seconda forza politica del centro destra dopo la Lega, salvo non essere al governo della Provincia e di essere in una posizione estremamente scomoda, a cavallo tra opposizione e supporto alla giunta Fugatti. Se passa il Rubicone ed entra al governo della Provincia, come seconda forza politica le spetta di sicuro la vicepresidenza e almeno un paio di assessorati, cosa che, a cascata, costringerebbe a degradare forze politiche mono rappresentate. Se, viceversa, sta sull’Aventino, per il travicello Fugatti sono, mi si permetta l’espressione gergale, “ca..i amari” in quanto rischia di non avere più la maggioranza se non a seguito di alchimie di difficili comprensioni. Di più: qualcuno paventa addirittura l’ipotesi della caduta della giunta Fugatti con nuova votazione il prossimo autunno. Sarebbe il totale fallimento di una classe di governo leghista totalmente impreparata ed incapace.

Comunque sia, quanto accaduto negli ultimi due-tre anni è la puntuale testimonianza di come una forza politica di successo riesca a sprecare nel volgere di poco tempo il consenso popolare, a sprecare l’occasione della vita solo per l’incapacità di quei pochi al potere. Con il risultato che quando si rivoterà per il nuovo Consiglio provinciale trentino la Lega ben difficilmente farà il bis al governo, così come i 14 consiglieri sono destinati a rimanere solo uno sbiadito ricordo (si accettano scommesse sul risultato: da 3 a 5 eletti). Davvero una brutta ed ingloriosa fine per il clan Bisesti-Giuliani-Fugatti-Binelli.

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