Se il Belpaese vuole risalire la china, è indispensabile mettere mano ad un generale piano di ristrutturazione e ammodernamento delle opere pubbliche infrastrutturali, dalle strade alle ferrovie, passando per le autostrade d’asfalto e digitali, senza trascurare porti e aeroporti. Lo credere fermamente anche “Lo Schiacciasassi” che “massaggia” la logica “Nimby”, sigla inglese di “not in my backyard”, non nel mio cortile, logica con cui piccole realtà territoriali e comitati di cittadini si frappongono per miopia o per interessi particolari alla realizzazione di opere di interesse nazionale.
Serve andare oltre: non è possibile che un’opera finanziata non possa tramutarsi in cantiere aperti per via dello stillicidio di ricorsi al Tar, prima, e al Consiglio di Stato, poi, con procedimenti che durano anni attivati dai vari comitati. Così come non è più tollerabile che le cordate di società che partecipano ad un appalto, a lavori assegnati, si scannino tra di loro per cercare di sovvertire l’esito della gara, con il risultato che ormai in Italia la fase di preapertura dei cantieri dura il doppio se non il triplo di quella dell’effettivo tempo-cantiere.
Al Parlamento tocca prendere una decisione al più presto per le opere pubbliche infrastrutturali, anche per portare l’Italia preparata all’appuntamento con i fondi del piano europeo di ripartenza: serve stabilire in una legge obiettivo simile a quella varata dal secondo governo Berlusconi le priorità e le modalità d’esecuzione accelerate delle varie opere dichiarate d’interesse nazionale, impedendo l’insorgenza di blocchi e rallentamenti a gare svolte e lavori appaltati.
Buona visione.
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