Conti pubblici: nel 2020 “buco” di 28 miliardi e spesa su di 73 miliardi

Analisi del Centro studi Unimpresa: le restrizioni decise dal governo per far fronte alla pandemia hanno ridotto il gettito fiscale del 6%, dai 460 miliardi del 2019 ai 432 miliardi del 2020. Spadafora: «chiediamoci chi pagherà questo enorme indebitamento che dispiegherà i suoi effetti nei prossimi decenni».

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Finanziaria 2025 conti pubblici

Oltre 73 miliardi di euro in più di spesa e 28 miliardi di minori entrate nel 2020: sono i pesanti effetti del Covid e del confinamento sul bilancio dello Stato sui quali pesa, di fatto, uno sbilancio complessivo nei conti pubblici di oltre 101 miliardi. Secondo il Centro studi di Unimpresa sui dati 2020, l’economia ferma e le restrizioni decise dal governo per far fronte alla pandemia hanno ridotto il gettito fiscale del 6%, dai 460 miliardi del 2019 ai 432 miliardi del 2020, facendo lievitare le uscite, su base annua, di oltre il 13%, da 552 miliardi a 626 miliardi. L’anno scorso il debito, arrivato a quota 2.569 miliardi, è cresciuto in media di 13,2 miliardi al mese, un ritmo ben più sostenuto rispetti ai 2,4 miliardi del 2019 e ai 4,3 miliardi del 2018.

Per i conti pubblici del 2020, aprile, maggio e giugno sono stati i mesi più duri per quanto riguarda le entrate tributarie (con riduzioni rispettivamente del 20%, del 27% e del 19% su base annua), mentre i maggiori esborsi si sono registrati a giugno, settembre e novembre (con incrementi, rispetto all’anno precedente, pari al 100%, al 57% e al 41%). 

«Sui dati occorre riflettere in maniera lungimirante e costruttiva, con la doverosa preoccupazione e con responsabilità. Anzitutto, chiediamoci chi pagherà questo enorme indebitamento aggiuntivo che, creato nel 2020, dispiegherà i suoi effetti nei prossimi decenni – commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora -. La ripresa economica non dovrà soltanto colmare la perdita sul fronte del prodotto interno lordo, che è drammatica e storicamente spaventosa, ma dovrà, contestualmente, gettare le basi per un rapido riavvicinamento all’equilibrio delle finanze pubbliche. Grava, sulle future generazioni, un fardello pesantissimo che è stato creato da un momento eccezionale, perciò va subito avviata una inversione di tendenza, anche ricorrendo, definitivamente, a una lotta agli sprechi, aggredendo le sacche della spesa pubblica improduttiva».

Secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa, che ha incrociato dati della Banca d’Italia e del ministero dell’Economia, gli effetti del confinamento sui conti pubblici dello Stato hanno portato, l’anno scorso, a 28,05 miliardi di minori entrate (-6,09%), passate dai 460,6 miliardi del 2019 ai 432,6 miliardi del 2020, e a maggiori uscite pari a 73,4 miliardi (+13,29%), salite da 552,7 miliardi a 626,2 miliardi. La somma algebrica di questi due valori porta a uno sbilancio complessivo di 101,5 miliardi, con il disavanzo tra entrate e uscite più che raddoppiato in 12 mesi, da 92,1 miliardi a 193,6 miliardi. conti pubblici

Il debito pubblico, alla fine dello scorso anno, è arrivato a quota 2.569,2 miliardi, con una impennata di 159,3 miliardi (+6,61%) rispetto ai 2.409,9 miliardi del 2019, quando il debito era cresciuto di “soli” 29,5 miliardi (+1,24%) rispetto ai 2.380,3 miliardi del 2018, anno in cui la montagna era salita di 51,6 miliardi (+2,22%) rispetto ai 2.328,6 miliardi del 2017. Nel 2020 il debito è cresciuto in media di 13,2 miliardi al mese, un ritmo ben più sostenuto rispetto ai 2,4 miliardi mensili del 2019 e ai 4,3 miliardi al mese del 2018.

I mesi più colpiti, sul fronte delle entrate, nel 2020, sono stati aprile, maggio, giugno e ottobre, con riduzioni del gettito rispettivamente di 6,2 miliardi (-20,43%), 9,4 miliardi (-27,67%), 6,4 miliardi (-19,89%) e 6,07 miliardi (-15-54%); cali degli incassi più contenuti si sono registrati a marzo (-4,38%), a luglio (-5,73%) e a dicembre (-6,96%) con “buchi”, rispetto all’anno precedente, di 1,2 miliardi, 2,6 miliardi e 5,1 miliardi. Per quanto riguarda le uscite, i maggiori esborsi si sono registrati a maggio, giugno, settembre e novembre, con aumenti della spesa rispettivamente di 10,2 miliardi (+40,28%), 27,1 miliardi (100,58%), 18,4 miliardi (+57,06%) e 23,8 miliardi (+41,74%); incrementi meno accentuati, poi, anche a gennaio (+36,55%, non riconducibile, comunque, all’emergenza Covid), marzo (+32,23%) e a dicembre (+4,15%), con le uscite salite di 7,5 miliardi, 17,7 miliardi e 3,5 miliardi.

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