Superdazi Usa: il comparto caseario in un anno ha perso 60 milioni di euro

Zanetti: «bene la riapertura del confronto». I dazi hanno danneggiato anche gli importatori americani che lamentano 4 miliardi di dollari di perdite e 20.000 posti di lavoro in meno.

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A causa di una guerra commerciale tra Usa e Europa che non hanno minimamente contribuito ad innescare, i produttori caseari italiani sono stati costretti ad accollarsisuperdazi Usa del 25% (oltre a quello “normale” del 15%) su alcuni dei formaggi più esportati e di maggior valore, perdendo competitività e spazi sugli scaffali della distribuzione statunitense.

Con la sospensione di 4 mesi si è gettata la prima pietra per quella che si spera sia una “pace daziaria”. La riapertura del dialogo è un primo passo certamente importante, sottolinea Assolatte, ma non definitivo. Bisogna continuare a lavorare per il definitivo azzeramento dei super-dazi perché in un anno, sono stati persi più di sessanta milioni di euro di fatturato verso gli USA.

Ai super-dazi e alla chiusura del canale Ho.Re.Ca. per Covid-19, si è associato il deprezzamento del dollaro e l’aumento dei costi di nolo. Un mix esplosivo che ha prodotto un effetto drammatico sulle vendite negli USA, con cali a 2 cifre per i grandi formaggi più esportati: Grana padano e Parmigiano reggiano -22% (in valore), Provolone -16%, Asiago -28%, Gorgonzola -13%. Sarà difficile per le imprese esportatrici recuperare gli spazi e il tempo perduto.

«Ringraziamo tutti i protagonisti di questo importante risultato, frutto di un grande lavoro di squadra – sottolinea Paolo Zanetti, presidente di Assolatte -. Abbiamo collaborato con i ministeri interessati, la Commissione e il Parlamento europeo, l’Ambasciata italiana a Washington. Abbiamo attivato tutte le leve a nostra disposizione per la riapertura del dialogo, un lavoro estenuante che ora comincia a dare segnali positivi».

Proprio lo stretto legame che unisce le imprese casearie italiane alla realtà USA consente ad Assolatte una analisi oggettiva e realistica dei danni causati dai superdazi Usa dell’amministrazione Trump. Come conferma Phil Marfuggi, all’epoca presidente della Cheese importer Association of America, le tariffe aggiuntive del 25% hanno costretto i consumatori americani a riversarsi sulle produzioni nazionali, compromettendo le scelte di consumo future. E l’impatto dei dazi sul mercato dei formaggi italiani negli USA sarebbe stato ancora più pesante se l’emergenza Covid non avesse spinto la crescita dei consumi domestici.

A tutto ciò va aggiunta l’incertezza nella quale si è lavorato. Le revisioni periodiche delle liste previste dal “carosello” hanno reso impossibile programmare e gestire i magazzini con serenità. L’effetto principale che le tariffe hanno avuto sul mercato dei formaggi italiani si è visto sui volumi, ma molto di più sul valore dei formaggi stessi e sull’inserimento nel mercato di nuove referenze.

Fortemente impegnata a tutti i livelli per l’ottenimento di una soluzione distensiva, la Cheese Importers Association of America fornisce numeri allarmanti: la ritorsione ha messo in pericolo 20.000 posti di lavoro e circa 4 miliardi di dollari di fatturato delle imprese coinvolte nell’importazione e nella commercializzazione dei formaggi italiani.

La sospensione dei dazi è sicuramente una buona notizia anche per Marfuggi, che però evidenzia come una misura temporanea comporti problemi al business delle imprese coinvolte nell’interscambio e continui a generare incertezza sul futuro.

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