Crack banca Popolare di Vicenza: il procuratore Bruno audito in Commissione parlamentare

7.780 persone coinvolte come parti civili. In corso seconda indagine per dissipamento di 350 milioni di euro. Sforzo corale per evitare la prescrizione.

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crack banca popolare di vicenza

Il processo sul crack della banca Popolare di Vicenza è una svolta come ha confermato il procuratore capo della Repubblica di Vicenza, Lino Giorgio Bruno, audito nella Commissione parlamentare d’inchiesta sui fallimenti delle due banche venete (oltre alla Popolare, anche Veneto Banca).

Bruno ha anticipato che «il 15 marzo prossimo è prevista l’udienza per le repliche dei pubblici ministeri. È possibile un breve slittamento, ma in ogni caso si tratta di un procedimento che, attraverso numerosissime udienze, e un enorme impegno da parte della Procura e del Tribunale, si sta portando a compimento. Con fattispecie non indifferenti, perché i reati di cui rispondono gli esponenti aziendali, oltre alla Banca popolare di Vicenza quale responsabile civile, sono i delitti di aggiotaggio, ostacolo alle funzioni di vigilanza della Banca d’Italia e della Bce, e di falso in prospetto. Fattispecie che costituiranno una sorta di laboratorio e di precedente giurisprudenziale importante». 

Il procuratore capo di Vicenza ha evidenziato in Commissione che «quanto al numero di parti civili costituite nel procedimento principale, il dato numerico è impressionante e penso che abbia pochi precedenti in Italia. Abbiamo 7.780 persone che sono state ammesse come parti civili, limitatamente al delitto di aggiotaggio. Questo per rappresentarvi la complessità dell’istruttoria dibattimentale, con Procura e Tribunale di Vicenza che hanno compiuto un grande sforzo organizzativo».

Quella in corso non è l’unica indagine sul crack della banca Popolare di Vicenza: «vi è un ulteriore procedimento di grande rilievo, che è in fase di indagini preliminari, per il delitto di bancarotta connesso al provvedimento di liquidazione coatta amministrativa della Banca del 9 gennaio 2019 – ha detto Bruno -. Le condotte sono per un verso di bancarotta impropria da false comunicazioni sociali e, sotto un altro profilo, vi sono tutta una serie di gravi condotte di distrazione e dissipazione del patrimonio aziendale, risalenti soprattutto agli anni 2012-2013, effettuate attraverso una serie di operazioni che coinvolgono società e intermediari finanziari di Paesi diversi». Per Bruno «in questo procedimento, secondo i dati che sono stati riferiti anche in varie rogatorie internazionali e ordini di indagine europee, vi sarebbe stato un trasferimento di ingenti risorse finanziarie della banca, che sarebbero state trasferite nei confronti di fondi lussemburghesi gestiti da società di diritto lussemburghese. L’ammontare complessivo di queste somme è rilevante: abbiamo in tutto 350 milioni di euro».

Dinanzi alle domande da parte dei commissari se i controlli preventivi attuati dalla Banca d’Italia siano stati adeguati, tali da poter evidenziare la malagestione alcuni anni prima dello scoppio della vicenda, Bruno ha detto che «nel procedimento penale Bankitalia si è costituita parte civile, e i colleghi mi hanno riferito che la collaborazione da parte della Banca d’Italia è stata assoluta. Nei capi d’imputazione si leggono tutta una serie di disposizioni regolamentari di Bankitalia che sono state violate, e vi è riferimento a una serie di operazioni di “nascondimentocondotte dal top management della Popolare di Vicenza. Il coefficiente di “nascondimento” alle scritture contabili e ai bilanci di esercizio non va sottovalutato, anche in relazione ai controlli che la Vigilanza di Bankitalia ha potuto svolgere fino a determinati anni. Indubbiamente, il 2014-2015 segna un discrimine importante: la vigilanza su banche di questo tipo passa dalla Banca d’Italia alla Bce, e senza dubbio i criteri della Banca centrale europea hanno portato una nuova disciplina di dettaglio e regolamentare».

Soddisfatto dell’audizione del procuratore Bruno si è detto Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia nella Commissione Giustizia della Camera: «mi sono complimentato pubblicamente con il Procuratore per l’impegno nell’istruire un processo così complicato come quello nei confronti dei vertici della ex banca Popolare di Vicenza, coinvolta in un crack con migliaia di parti civili. Dopo oltre un centinaio di udienze, si può confidare che a breve sarà pronunciata la sentenza, evitando la prescrizione. Il maxi processo si è potuto celebrare regolarmente, pur in tempo di pandemia, con uno straordinario l’impegno dei magistrati e di tutti gli operatori del settore giustizia, avvocati e personale amministrativo».

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