Una proteina “spia” predice il rischio di mortalità da Covid-19

I ricercatori della Aou di Modena individuano un biomarcatore, la “Angiopoietina-2”. Ricerca pubblicata su Blood Advances. 

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rischio di mortalità da covid-19
La struttura molecolare dell'Angiopoietina-2.

Una particolare proteina – la “Angiopoietina-2”, coinvolta nel processo di crescita e rigenerazione dei vasi sanguignipuò fare da “spia” del rischio di mortalità da Covid-19 nei pazienti e di maggior rischio di disfunzione polmonare cronaca. Lo evidenzia uno studio coordinato dall’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena pubblicato sull’ultimo numero di Blood Advances appena presentato.

Finanziato con due milioni dalla regione Emilia Romagna, grazie al contributo dalla Banca d’Italia, lo studio ha preso in esame due insiemi di pazienti, due coorti rispettivamente di 187 e 62 persone ricoverate con diagnosi di infezione da Sars-Cov2, da marzo a maggio 2020. Analizzando le variazioni di questa particolare proteina alla terza e alla decima giornata di degenza e si è riusciti a dimostrare, spiegano i ricercatori, che livelli incrementati di “Angiopoietina-2” nella terza giornata – rispetto al valore basale – identificano con elevata accuratezza i pazienti a maggior rischio di mortalità. 

Lo studio, spiega la professoressa Erica Villa, coordinatrice della ricerca, «è importante perché a tutt’oggi non sono stati validati marcatori biomolecolari capaci di predire la mortalità e, in modo anche più importante, il rischio di cronicizzazione dell’infezione da Sars-Cov2. Il nostro studio, invece, ha permesso di dimostrare una correlazione tra l’aumento dell’“Angiopoietina-2” e una maggiore gravità dell’infezione da Covid-19». 

L’idea, aggiunge Villa, «è nata quando ci siamo resi conto che alcuni marcatori prognostici delle polmoniti che già conoscevamo sono presenti anche nei pazienti Covid-19 e avrebbero potuto essere utilizzati come guida per le decisioni terapeutiche». 

Lo studio sul rischio di mortalità da Covid-19 è solo un punto di partenza: «per la validazione di questo marcatore, oltre che di altri marcatori di danno vascolare, è in corso un’analisi su coorti più ampie di pazienti».

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